Lo studio si propone di ricostruire il processo di sviluppo del tipo edilizio dedicato al culto cristiano, a partire dalle primitive embrionali forme di organizzazione dello spazio religioso ricavato nelle abitazioni (domus ecclesiae), o all’aperto in luoghi come le “basiliche discoperte”, fino all’impiego definitivo della basilica romana dopo l’editto del 313 d.C. Tipo basilicale che muta gradualmente nei secoli successivi senza mai rinunciare al rapporto con la matrice iniziale, almeno fino alla modernità e in coincidenza del rinnovamento liturgico promosso col Concilio Vaticano II (che riprende le idee riformiste proposte negli anni ’20 dal teologo Romano Guardini) quando, intenzionalmente sottoposto a un processo di revisione critica, si produrranno varianti e risultati inediti che gli stessi liturgisti, autori-interpreti che avevano in un primo momento condiviso gli esiti, in seguito aspramente censureranno. Si tratta, dunque, di una ricostruzione eseguita col metodo tipologico-processuale che si pone l’obiettivo di descrivere la “meccanica del divenire” del tipo della chiesa, a partire dall’iniziale assetto originatosi con l’apporto sincretico derivato dal contatto tra le culture d’Oriente e d’Occidente nella comune ricerca della sede per la celebrazione liturgica, per giungere a delineare le mutazioni intervenute nei secoli successivi attraverso l’interpretazione comparativa delle distinzioni areali che hanno caratterizzato il tipo. Differenze di comportamento che vanno principalmente attribuite al “carattere” della cultura architettonica che le ha espresse e che si possono riconoscere, pur con eccessiva semplificazione, in quella nordeuropea di tipo “elastico-ligneo”, in cui compaiono in prevalenza sistemi costruttivi ad elementi discreti, leggeri, seriali, e quella mediterranea “plastico-muraria”, qualificata di sistemi costruttivi in cui si impiegano elementi continui, pesanti, organici. Diversità di tecniche costruttive, ma soprattutto di interpretazione areale-culturale, che si dissolve nella contemporaneità a vantaggio di un uso, più o meno, omogeneo dei materiali che tende a prediligere una, meno o più, accentuata omologazione del linguaggio a discapito dei “valori” linguistici autoctoni.

Cap. 2 - La formazione dei tipi e l’evoluzione recente; Cap. 3 - Lettura e progetto delle chiese; Cap. 4 - Gli elementi della composizione architettonica; Cap. 7 - L’itinerario progettuale; Cap. 13 - Casi di studio ed esempi; Cap. 10 – Normativa / Ieva, Matteo. - STAMPA. - 5:(2005).

Cap. 2 - La formazione dei tipi e l’evoluzione recente; Cap. 3 - Lettura e progetto delle chiese; Cap. 4 - Gli elementi della composizione architettonica; Cap. 7 - L’itinerario progettuale; Cap. 13 - Casi di studio ed esempi; Cap. 10 – Normativa

Ieva, Matteo
2005-01-01

Abstract

Lo studio si propone di ricostruire il processo di sviluppo del tipo edilizio dedicato al culto cristiano, a partire dalle primitive embrionali forme di organizzazione dello spazio religioso ricavato nelle abitazioni (domus ecclesiae), o all’aperto in luoghi come le “basiliche discoperte”, fino all’impiego definitivo della basilica romana dopo l’editto del 313 d.C. Tipo basilicale che muta gradualmente nei secoli successivi senza mai rinunciare al rapporto con la matrice iniziale, almeno fino alla modernità e in coincidenza del rinnovamento liturgico promosso col Concilio Vaticano II (che riprende le idee riformiste proposte negli anni ’20 dal teologo Romano Guardini) quando, intenzionalmente sottoposto a un processo di revisione critica, si produrranno varianti e risultati inediti che gli stessi liturgisti, autori-interpreti che avevano in un primo momento condiviso gli esiti, in seguito aspramente censureranno. Si tratta, dunque, di una ricostruzione eseguita col metodo tipologico-processuale che si pone l’obiettivo di descrivere la “meccanica del divenire” del tipo della chiesa, a partire dall’iniziale assetto originatosi con l’apporto sincretico derivato dal contatto tra le culture d’Oriente e d’Occidente nella comune ricerca della sede per la celebrazione liturgica, per giungere a delineare le mutazioni intervenute nei secoli successivi attraverso l’interpretazione comparativa delle distinzioni areali che hanno caratterizzato il tipo. Differenze di comportamento che vanno principalmente attribuite al “carattere” della cultura architettonica che le ha espresse e che si possono riconoscere, pur con eccessiva semplificazione, in quella nordeuropea di tipo “elastico-ligneo”, in cui compaiono in prevalenza sistemi costruttivi ad elementi discreti, leggeri, seriali, e quella mediterranea “plastico-muraria”, qualificata di sistemi costruttivi in cui si impiegano elementi continui, pesanti, organici. Diversità di tecniche costruttive, ma soprattutto di interpretazione areale-culturale, che si dissolve nella contemporaneità a vantaggio di un uso, più o meno, omogeneo dei materiali che tende a prediligere una, meno o più, accentuata omologazione del linguaggio a discapito dei “valori” linguistici autoctoni.
2005
Edilizia per il culto : chiese, moschee, sinagoghe, strutture cimiteriali
88-02-06287-0
UTET
Cap. 2 - La formazione dei tipi e l’evoluzione recente; Cap. 3 - Lettura e progetto delle chiese; Cap. 4 - Gli elementi della composizione architettonica; Cap. 7 - L’itinerario progettuale; Cap. 13 - Casi di studio ed esempi; Cap. 10 – Normativa / Ieva, Matteo. - STAMPA. - 5:(2005).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11589/12763
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