Uno dei temi più diffusi in architettura è quello della copertura a cupola. Dalle terme romane alle moschee islamiche, dai battisteri cristiani alle chiese bizantine, in tutte le epoche e a tutte le latitudini, quando si è voluto sottolineare l’importanza simbolica di un edificio si è fatto ricorso ad una copertura cupolata. Molti sono gli esempi a riguardo: da quelli spettacolari come il Pantheon a Roma, S. Sofia a Costantinopoli, S. Maria del Fiore a Firenze, a quelli meno noti ma diffusi capillarmente in ogni regione come le chiese a cupole in asse pugliesi, i marabutti nordafricani, le botteghe dei bazar ottomani, ecc. Le tecniche costruttive, i materiali e le soluzioni spaziali adottate sono diverse a seconda delle epoche e delle aree geografiche ma l’effetto ottenuto è sempre di grande suggestione per il fruitore, sia esso un fedele che alzando lo sguardo verso l’alto incontra l’immagine del Pantocratore o un versetto del corano, sia esso un cittadino che frequenta un luogo pubblico dove il potere rappresenta se stesso attraverso la magniloquenza dell’architettura. Le soluzioni costruttive adottate sono molteplici e dipendono essenzialmente dai materiali disponibili e dal sapere tecnico delle maestranze: problemi analoghi vengono affrontati e risolti con tecniche e soluzioni differenti. Lo studio di ambienti coperti da cupole distanti tra loro nel tempo e nello spazio ci apre prospettive di confronto molto interessanti fatte di relazioni tra aree geografiche lontane ma al tempo legate da idee che viaggiano con le merci, o spesso, purtroppo, con gli eserciti. Il rilievo della cupola del Timcheh Amin-o-Dowle a Kashan, oasi ai bordi del deserto del Kevir in Iran, effettuato nell’ambito di una missione della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, ha permesso di studiare una soluzione costruttiva in uso in una regione priva di materiali lapidei e di legno. Con l’argilla e con il gesso sono state realizzate cupole su ampi spazi adottando tecniche costruttive autoportanti con risultati di grande suggestione ed esportate in aree anche molto distanti (si pensi ad esempio all’architettura Mogul in India) Attraverso il rilievo celerimetrico della cupola si è potuto definire l’entità dello spazio interno e si è messo in luce, con evidenza, il rapporto tra la copertura esterna dell’estradosso e l’andamento della maglia strutturale dell’intradosso. La proiezione in pianta di questa ha evidenziato la matrice geometrica che ha sotteso al progetto della cupola e le distorsioni e le correzioni che la struttura ha subito in fase di realizzazione e di assestamento. Gli snodi della maglia geodetica sono evidenziati da elementi stellati a cinque e quattro vertici da cui si dipartono le nervature della struttura. Le “stelle” sono state la guida per l’individuazione dei punti da collimare e hanno costituito l’orientamento per l’intero rilievo. La cupola, pensata come una calotta celeste, avvolge l’osservatore ammirato dalla sua ampiezza e complessità, coniugando perfettamente le soluzioni strutturali e costruttive con il risultato estetico e spaziale. In pratica, entrando nel Tinche Amin-o-Dowle, si ha la sensazione di stare “sotto un cielo di stelle”.

Sotto un cielo di stelle. Il rilievo della cupola del Timcheh-Amin-o-Dowle a Kaschan in Iran / Perfido, Paolo. - 19:(2010), pp. 61-64. (Intervento presentato al convegno Disegnare il tempo e l'armonia. Il disegno di architettura osservatorio nell'universo: Convegno internazionale A.E.D. tenutosi a Firenze nel 17-19 settembre 2009).

Sotto un cielo di stelle. Il rilievo della cupola del Timcheh-Amin-o-Dowle a Kaschan in Iran

PERFIDO, Paolo
2010-01-01

Abstract

Uno dei temi più diffusi in architettura è quello della copertura a cupola. Dalle terme romane alle moschee islamiche, dai battisteri cristiani alle chiese bizantine, in tutte le epoche e a tutte le latitudini, quando si è voluto sottolineare l’importanza simbolica di un edificio si è fatto ricorso ad una copertura cupolata. Molti sono gli esempi a riguardo: da quelli spettacolari come il Pantheon a Roma, S. Sofia a Costantinopoli, S. Maria del Fiore a Firenze, a quelli meno noti ma diffusi capillarmente in ogni regione come le chiese a cupole in asse pugliesi, i marabutti nordafricani, le botteghe dei bazar ottomani, ecc. Le tecniche costruttive, i materiali e le soluzioni spaziali adottate sono diverse a seconda delle epoche e delle aree geografiche ma l’effetto ottenuto è sempre di grande suggestione per il fruitore, sia esso un fedele che alzando lo sguardo verso l’alto incontra l’immagine del Pantocratore o un versetto del corano, sia esso un cittadino che frequenta un luogo pubblico dove il potere rappresenta se stesso attraverso la magniloquenza dell’architettura. Le soluzioni costruttive adottate sono molteplici e dipendono essenzialmente dai materiali disponibili e dal sapere tecnico delle maestranze: problemi analoghi vengono affrontati e risolti con tecniche e soluzioni differenti. Lo studio di ambienti coperti da cupole distanti tra loro nel tempo e nello spazio ci apre prospettive di confronto molto interessanti fatte di relazioni tra aree geografiche lontane ma al tempo legate da idee che viaggiano con le merci, o spesso, purtroppo, con gli eserciti. Il rilievo della cupola del Timcheh Amin-o-Dowle a Kashan, oasi ai bordi del deserto del Kevir in Iran, effettuato nell’ambito di una missione della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari, ha permesso di studiare una soluzione costruttiva in uso in una regione priva di materiali lapidei e di legno. Con l’argilla e con il gesso sono state realizzate cupole su ampi spazi adottando tecniche costruttive autoportanti con risultati di grande suggestione ed esportate in aree anche molto distanti (si pensi ad esempio all’architettura Mogul in India) Attraverso il rilievo celerimetrico della cupola si è potuto definire l’entità dello spazio interno e si è messo in luce, con evidenza, il rapporto tra la copertura esterna dell’estradosso e l’andamento della maglia strutturale dell’intradosso. La proiezione in pianta di questa ha evidenziato la matrice geometrica che ha sotteso al progetto della cupola e le distorsioni e le correzioni che la struttura ha subito in fase di realizzazione e di assestamento. Gli snodi della maglia geodetica sono evidenziati da elementi stellati a cinque e quattro vertici da cui si dipartono le nervature della struttura. Le “stelle” sono state la guida per l’individuazione dei punti da collimare e hanno costituito l’orientamento per l’intero rilievo. La cupola, pensata come una calotta celeste, avvolge l’osservatore ammirato dalla sua ampiezza e complessità, coniugando perfettamente le soluzioni strutturali e costruttive con il risultato estetico e spaziale. In pratica, entrando nel Tinche Amin-o-Dowle, si ha la sensazione di stare “sotto un cielo di stelle”.
2010
Disegnare il tempo e l'armonia. Il disegno di architettura osservatorio nell'universo: Convegno internazionale A.E.D.
978-88-6055-572-4
Sotto un cielo di stelle. Il rilievo della cupola del Timcheh-Amin-o-Dowle a Kaschan in Iran / Perfido, Paolo. - 19:(2010), pp. 61-64. (Intervento presentato al convegno Disegnare il tempo e l'armonia. Il disegno di architettura osservatorio nell'universo: Convegno internazionale A.E.D. tenutosi a Firenze nel 17-19 settembre 2009).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11589/17957
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