Il tema del progetto in ambito archeologico, oggi di grande attualità, pone all’attenzione della comunità scientifica una serie di quesiti che trovano di frequente risposte inconciliabili, non di rado contraddittorie. Le variabili - talvolta numerose - che proiettano generalmente l’idea progettuale in un campo di interessi, tanto multiforme, quanto seducente, danno vita a una composita interazione stimolata dai diversi punti di vista di coloro che prendono parte al processo di definizione dell’ipotesi di intervento in aree in cui sono presenti tracce antiche. Ciò postula il bisogno di stabilire una partecipazione necessaria e complementare tra le discipline interessate a tali fenomeni, essenziale per costruire un fondamento comune basato sull’unità d’intenti, al fine di avviare il cogito critico tra le figure interagenti in tale processo. Si pone quindi l’interrogativo che porta a riflettere circa la modalità selettiva dei criteri da adottare perché si giunga a distillare, con sufficiente concordanza di obiettivi, l’insieme dei principi che concorrono a definire tale rapporto, i quali vanno messi in relazione con i vincoli e le vocazioni proprie dell’area di cui si propone la trasformazione. Naturalmente, questa dualità espressa dal rapporto “soggetto” / “oggetto”, ciascuno con le proprie attitudini, implica una molteplicità di aspettative (quella della testimonianza antica in sé e l’altra del progettista che agisce) che rendono la questione ancora più complessa, apparentemente contraddittoria e inestricabile se non si è in grado di fissare parametri “interpretativi” condivisi. Il ricorso a una meccanica interrelativa pone dunque in essere la necessità di considerare il luogo critico del progetto quale fondamento imprescindibile di una sintesi critica in cui tutti i saperi si coagulano interagendo simultaneamente. Proposito di questa dissertazione è proprio l’interesse a ricercare l’esistenza di procedimenti teorici, quali “luoghi” del (progetto) possibile, per delineare un quadro valutativo con cui tracciare una griglia di problemi base in grado di avviare una riflessione analitica non imperniata sul principio dell’autorialità, né lasciata unicamente alla capacità “creativa” del singolo progettista.

Criticità del progetto in ambito archeologico. Valutazione “oggettiva” dell’esistente o ricorso alla semantica del non spazio? / Ieva, Matteo. - ELETTRONICO. - (2019), pp. 388-393. (Intervento presentato al convegno Il progetto di architettura come intersezione di saperi. Per una nozione rinnovata di Patrimonio. Atti dell'VIII Forum ProArch).

Criticità del progetto in ambito archeologico. Valutazione “oggettiva” dell’esistente o ricorso alla semantica del non spazio?

Ieva, Matteo
2019-01-01

Abstract

Il tema del progetto in ambito archeologico, oggi di grande attualità, pone all’attenzione della comunità scientifica una serie di quesiti che trovano di frequente risposte inconciliabili, non di rado contraddittorie. Le variabili - talvolta numerose - che proiettano generalmente l’idea progettuale in un campo di interessi, tanto multiforme, quanto seducente, danno vita a una composita interazione stimolata dai diversi punti di vista di coloro che prendono parte al processo di definizione dell’ipotesi di intervento in aree in cui sono presenti tracce antiche. Ciò postula il bisogno di stabilire una partecipazione necessaria e complementare tra le discipline interessate a tali fenomeni, essenziale per costruire un fondamento comune basato sull’unità d’intenti, al fine di avviare il cogito critico tra le figure interagenti in tale processo. Si pone quindi l’interrogativo che porta a riflettere circa la modalità selettiva dei criteri da adottare perché si giunga a distillare, con sufficiente concordanza di obiettivi, l’insieme dei principi che concorrono a definire tale rapporto, i quali vanno messi in relazione con i vincoli e le vocazioni proprie dell’area di cui si propone la trasformazione. Naturalmente, questa dualità espressa dal rapporto “soggetto” / “oggetto”, ciascuno con le proprie attitudini, implica una molteplicità di aspettative (quella della testimonianza antica in sé e l’altra del progettista che agisce) che rendono la questione ancora più complessa, apparentemente contraddittoria e inestricabile se non si è in grado di fissare parametri “interpretativi” condivisi. Il ricorso a una meccanica interrelativa pone dunque in essere la necessità di considerare il luogo critico del progetto quale fondamento imprescindibile di una sintesi critica in cui tutti i saperi si coagulano interagendo simultaneamente. Proposito di questa dissertazione è proprio l’interesse a ricercare l’esistenza di procedimenti teorici, quali “luoghi” del (progetto) possibile, per delineare un quadro valutativo con cui tracciare una griglia di problemi base in grado di avviare una riflessione analitica non imperniata sul principio dell’autorialità, né lasciata unicamente alla capacità “creativa” del singolo progettista.
2019
Il progetto di architettura come intersezione di saperi. Per una nozione rinnovata di Patrimonio. Atti dell'VIII Forum ProArch
978-88-909054-9-0
Criticità del progetto in ambito archeologico. Valutazione “oggettiva” dell’esistente o ricorso alla semantica del non spazio? / Ieva, Matteo. - ELETTRONICO. - (2019), pp. 388-393. (Intervento presentato al convegno Il progetto di architettura come intersezione di saperi. Per una nozione rinnovata di Patrimonio. Atti dell'VIII Forum ProArch).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11589/199335
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