Il dissesto idrogeologico è in Italia, insieme alle alluvioni ed ai terremoti, una patologia apparentemente senza tempo, a dispetto del titolo del presente convegno, che lo interroga tra il passato ed il futuro. Se fosse vera la relazione di dipendenza inversa nel tempo dell’intensità secondo la nota legge di potenza (Malamud et al. 2004), questa distribuzione di tipo statistico assolverebbe le responsabilità antropiche, per lo meno per gli eventi di grande intensità o magnitudo. Detto in termini più semplici, essendo il tempo di ritorno degli eventi maggiormente catastrofici molto lungo, questa circostanza sembrerebbe attenuare le responsabilità del mal governo del territorio (pratica che non può essere più lunga di circa 2000 anni sul verificarsi di tali eventi. In realtà grandi eventi catastrofici, vedi Vajont, i grandi wildfires dell’ultimo decennio, le spaventose erosioni costiere ed altri numerosi esempi, non confermano la deduzione derivata dal teorema precedente. La ragione risiede nella verifica dell’appartenenza dell’ ambiente alla categoria dei sistemi complessi: il che significa vedere le parti del sistema ambientale, non più separate in virtù di un gentlemen agreement a tutela di spazi accademici o corporativi da involucri impenetrabili, ma come elementi interagenti ed essi stessi a loro volta costituiti da sistemi complessi, non lineari e dinamici. Per completare la declaratoria, sistemi così fatti tipicamente devono essere guardati in scale spaziali e temporali diverse: la spiaggia può essere distrutta anche a dieci o più anni dalla costruzione di una diga a 100 km di distanza. Per quanto detto, dunque, le analisi devono essere spostate dalla dimensione (o scenario) dell’oggetto a quella del sistema e integrata con l’esplorazione delle complessità, ovvero delle specificità del sistema, che mettono in crisi i modelli noti e che, quindi, richiedono una revisione dei modelli o di loro parti (Canora et al. 2012c). L’amministrazione di un territorio su cui è posizionata una comunità passa dunque obbligatoriamente attraverso la fase di individuazione dei rischi afferenti a quel territorio, mirata in una fase successiva alla loro mitigazione, attraverso una fase di costi – benefici. Le maggiori difficoltà si incontrano generalmente nella prima parte, onde è necessario sezionare il percorso metodologico verso la misura del rischio, per individuare ed affrontare al meglio le complessità che si rivelano.

IL DISSESTO IDROGEOLOGICO E LA SUA MITIGAZIONE: COMPLESSITA’ A LIVELLO DI SCALA / Spilotro, G.; Canora, F.; D’Angella, A.; Fidelibus, Maria Dolores; Pellicani, R.. - (2013), pp. 91-102. (Intervento presentato al convegno IL DISSESTO IDROGEOLOGICO TRA PASSATO PRESENTE E FUTURO tenutosi a Matera nel 20 Aprile 2013).

IL DISSESTO IDROGEOLOGICO E LA SUA MITIGAZIONE: COMPLESSITA’ A LIVELLO DI SCALA

FIDELIBUS, Maria Dolores;
2013-01-01

Abstract

Il dissesto idrogeologico è in Italia, insieme alle alluvioni ed ai terremoti, una patologia apparentemente senza tempo, a dispetto del titolo del presente convegno, che lo interroga tra il passato ed il futuro. Se fosse vera la relazione di dipendenza inversa nel tempo dell’intensità secondo la nota legge di potenza (Malamud et al. 2004), questa distribuzione di tipo statistico assolverebbe le responsabilità antropiche, per lo meno per gli eventi di grande intensità o magnitudo. Detto in termini più semplici, essendo il tempo di ritorno degli eventi maggiormente catastrofici molto lungo, questa circostanza sembrerebbe attenuare le responsabilità del mal governo del territorio (pratica che non può essere più lunga di circa 2000 anni sul verificarsi di tali eventi. In realtà grandi eventi catastrofici, vedi Vajont, i grandi wildfires dell’ultimo decennio, le spaventose erosioni costiere ed altri numerosi esempi, non confermano la deduzione derivata dal teorema precedente. La ragione risiede nella verifica dell’appartenenza dell’ ambiente alla categoria dei sistemi complessi: il che significa vedere le parti del sistema ambientale, non più separate in virtù di un gentlemen agreement a tutela di spazi accademici o corporativi da involucri impenetrabili, ma come elementi interagenti ed essi stessi a loro volta costituiti da sistemi complessi, non lineari e dinamici. Per completare la declaratoria, sistemi così fatti tipicamente devono essere guardati in scale spaziali e temporali diverse: la spiaggia può essere distrutta anche a dieci o più anni dalla costruzione di una diga a 100 km di distanza. Per quanto detto, dunque, le analisi devono essere spostate dalla dimensione (o scenario) dell’oggetto a quella del sistema e integrata con l’esplorazione delle complessità, ovvero delle specificità del sistema, che mettono in crisi i modelli noti e che, quindi, richiedono una revisione dei modelli o di loro parti (Canora et al. 2012c). L’amministrazione di un territorio su cui è posizionata una comunità passa dunque obbligatoriamente attraverso la fase di individuazione dei rischi afferenti a quel territorio, mirata in una fase successiva alla loro mitigazione, attraverso una fase di costi – benefici. Le maggiori difficoltà si incontrano generalmente nella prima parte, onde è necessario sezionare il percorso metodologico verso la misura del rischio, per individuare ed affrontare al meglio le complessità che si rivelano.
2013
IL DISSESTO IDROGEOLOGICO TRA PASSATO PRESENTE E FUTURO
IL DISSESTO IDROGEOLOGICO E LA SUA MITIGAZIONE: COMPLESSITA’ A LIVELLO DI SCALA / Spilotro, G.; Canora, F.; D’Angella, A.; Fidelibus, Maria Dolores; Pellicani, R.. - (2013), pp. 91-102. (Intervento presentato al convegno IL DISSESTO IDROGEOLOGICO TRA PASSATO PRESENTE E FUTURO tenutosi a Matera nel 20 Aprile 2013).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11589/22227
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