Se la manualistica della prima parte del Novecento era completamente dedicata alle modalità di realizzazione della città, con particolare attenzione a modelli insediativi e strutture urbane, l’urbanistica di matrice funzionalista della seconda parte del secolo, attraverso la zonizzazione e l’uso di tipi edilizi ideali e decontestualizzati, ha considerato lo spazio, coerentemente con lo spirito del tempo, il luogo ideale per una sorta di riproposizione seriale di elementi isolati e standardizzati, luogo omogeneo ed isotropo da valutare a priori in termini meramente quantitativi. L’interpretazione normativa che l’urbanistica italiana ha dato all’approccio funzionalista attraverso la cosiddetta Legge “Ponte”, ha consolidato una visione della disciplina ancorata ad indici e parametri quantitativi indipendenti dal contesto e utilizzabili superando qualsiasi considerazione attinente la specificità di luoghi e possibili soluzioni originali. L’interpretazione, in genere, dello strumento di Piano come mero indirizzo sulle quantità e sulle densità da poter utilizzare nel progetto architettonico, presto trasformato in semplice operazione edilizia, ha contribuito ad alimentare nel tempo una sorta di crescente separazione fra urbanistica ed architettura in modo sempre più evidente sino alle forme assunte dalle periferie contemporanee. Negli ultimi decenni, inoltre, la giusta rilevanza assunta dalle tematiche ambientali nella pianificazione urbanistica e territoriale sempre più correttamente ispirata ai principi di uno sviluppo sostenibile, hanno spostato l’interesse dei Piani sulla identificazione delle invarianti strutturali di carattere paesistico e ambientale, con la conseguenza di trascurare, in molti casi, le indicazioni di pari valore desumibili dai tessuti insediativi consolidati. In questi ultimi anni il dibattito disciplinare si è, dunque, notevolmente spostato sui temi del progetto ambientale e dell’ecologia del paesaggio, cercando di integrare alcuni dei principali “concetti nomadi” delle discipline ecologiche nei processi di formazione dei Piani. Stabilito che l’acquisita coscienza ambientale ed ecologica costituisce un patrimonio culturale da approfondire e da non trascurare, appare utile, se non addirittura necessario, riprendere il dibattito sui caratteri insediativi, per identificare, analogamente a come ormai si fa nella gran parte dei Piani urbanistici contemporanei per le invarianti strutturali di carattere ambientale, quella che si può definire la “matrice insediativa” dei tessuti edificati, da utilizzare come guida e riferimento per il progetto della città pianificata, sia che si tratti di parti da riqualificare e rigenerare, oggetto principale delle trasformazioni urbane contemporanee, sia che si tratti di parti nuove da progettare nelle sempre più limitate occasioni nelle quali occorre espandere ulteriormente le città cosi ampiamente interessate da intensi processi di crescita negli ultimi decenni. Occorre far dialogare nuovamente urbanistica e architettura lavorando sul paesaggio e sulle relazioni, identificando nei Piani le regole del progetto non soltanto in base a parametri funzionali o criteri d’uso, ma anche in base a canoni formali e prestazionali, come già sperimentato, ad esempio, nello Smart Code realizzato da progettisti americani operanti nell’ambito del New Urbanism, regole che pongano, ancora, in primo piano i caratteri e le specificità del contesto. La riforma urbanistica attuata in quasi tutte le regioni italiane, offre l’opportunità di sperimentare nuove forme di relazione tra urbanistica ed architettura, con prospettive diverse e originali per gli urbanisti e i progettisti dei prossimi anni. Il Piano Operativo appare un possibile strumento per regolare e sperimentare queste nuove opportunità. Su questi temi e sulla necessità, in particolare, di riportare in primo piano il dibattito sugli elementi strutturanti del progetto urbano, siano essi di matrice ambientale che di matrice insediativa, all’interno di un rinnovato connubio fra Piano e progetto, il volume intende focalizzare l’attenzione, a partire dal rilevante bagaglio culturale che la disciplina urbanistica ha costruito, ridiscutendo e mettendo a sistema i materiali esistenti nei numerosi e dettagliati manuali di settore con specifica attenzione a strade, parcheggi, verde e attrezzature di servizi, cui il presente testo rinvia il lettore per i necessari approfondimenti, senza alcuna presunzione di essere esaustivo. L’obiettivo che ci si pone è dunque quello di rileggere e riorganizzare i materiali del progetto in relazione alle nuove sfide progettuali che urbanisti ed architetti dovranno affrontare nella pratica professionale, a partire dai fondamenti di base acquisiti durante la formazione universitaria. A tal fine sono stati considerati tutti insieme i materiali di base del progetto urbano, dagli spazi verdi a quelli della mobilità, dagli spazi per le attrezzature di servizi a quelli insediativi, in funzione di questo rinnovato rapporto tra architettura, urbanistica e ambiente, evidenziando peraltro le opportunità che la nuova forma del Piano comunale consente di cogliere. In questo itinerario concettuale e metodologico una parte di rilievo è riservata dunque alla rappresentazione, affidata a schematizzazioni grafiche, non solo perché esse possano risultare utili nell’uniformare il linguaggio da comunicare, rendendo facile ad esempio il confronto fra le diverse elaborazioni prodotte, quanto piuttosto col chiaro intento di evidenziare, di volta in volta, i caratteri salienti e costitutivi del progetto. Il disegno è inteso come chiave interpretativa del progetto, strumento di verifica e controllo dell’idea progettuale, sintesi al tempo stesso di quel bagaglio di conoscenze che occorre possedere per saper progettare. I principali materiali del progetto urbano, spazi verdi, della mobilità, dei servizi e degli insediamenti, sono strutturati in modo da rileggere la notevole quantità di riferimenti esistenti in modo sintetico e orientato al progetto, corredando le parti rivolte ad identificare i principali aspetti concettuali e criteri progettuali di ciascun materiale, con l’esemplificazione che l’uso di tali criteri ha ricevuto in significative esperienze concorsuali di progettazione, e con una descrizione del ruolo e della significatività urbana e territoriale che questi progetti di intervento hanno assunto. Inoltre, possibili soluzioni per ciascun materiale del progetto urbano sono rappresentate in schede progettuali di buone prassi, tali da consentire una lettura semplice e guidata degli elementi più significativi evidenziati nel corso della trattazione teorica. A chiusura dei quattro capitoli dedicati ai predetti “materiali” ci sono, infine, schede di approfondimento critico, curate da Federico Oliva, che delineano in maniera sintetica il quadro di complessità entro cui si muove oggi il progetto urbano. L’obiettivo principale è dunque quello di costruire in maniera finalizzata quel bagaglio di conoscenze di base da cui muovere nel campo della progettazione, senza comunque rinunciare a trattare il tema della progettazione urbanistica in termini problematici, ripercorrendo a tal fine le evoluzioni del progetto urbano a partire dalla rilettura dei suoi principali riferimenti teorici e metodologici, con una attenzione critica rivolta in particolare alle esperienze contemporanee maggiormente significative, come quelle del New Urbanism, per una possibile ridefinizione di quel rinnovato rapporto tra architettura, urbanistica ed ambiente, cui si è già fatto riferimento. Un capitolo, nella parte conclusiva del volume, cerca di definire le modalità di integrazione tra Piano e progetto nella nuova forma di Piano, con l’obiettivo dichiarato di rendere evidenti opportunità e criticità che esso offre al progetto urbano, tema fondamentale e nuovo per quanti dovranno progettare le città italiane del prossimo futuro.

Progettazione urbanistica : teorie e tecniche / Selicato, Francesco; Rotondo, Francesco. - STAMPA. - (2009).

Progettazione urbanistica : teorie e tecniche

Francesco Selicato;
2009-01-01

Abstract

Se la manualistica della prima parte del Novecento era completamente dedicata alle modalità di realizzazione della città, con particolare attenzione a modelli insediativi e strutture urbane, l’urbanistica di matrice funzionalista della seconda parte del secolo, attraverso la zonizzazione e l’uso di tipi edilizi ideali e decontestualizzati, ha considerato lo spazio, coerentemente con lo spirito del tempo, il luogo ideale per una sorta di riproposizione seriale di elementi isolati e standardizzati, luogo omogeneo ed isotropo da valutare a priori in termini meramente quantitativi. L’interpretazione normativa che l’urbanistica italiana ha dato all’approccio funzionalista attraverso la cosiddetta Legge “Ponte”, ha consolidato una visione della disciplina ancorata ad indici e parametri quantitativi indipendenti dal contesto e utilizzabili superando qualsiasi considerazione attinente la specificità di luoghi e possibili soluzioni originali. L’interpretazione, in genere, dello strumento di Piano come mero indirizzo sulle quantità e sulle densità da poter utilizzare nel progetto architettonico, presto trasformato in semplice operazione edilizia, ha contribuito ad alimentare nel tempo una sorta di crescente separazione fra urbanistica ed architettura in modo sempre più evidente sino alle forme assunte dalle periferie contemporanee. Negli ultimi decenni, inoltre, la giusta rilevanza assunta dalle tematiche ambientali nella pianificazione urbanistica e territoriale sempre più correttamente ispirata ai principi di uno sviluppo sostenibile, hanno spostato l’interesse dei Piani sulla identificazione delle invarianti strutturali di carattere paesistico e ambientale, con la conseguenza di trascurare, in molti casi, le indicazioni di pari valore desumibili dai tessuti insediativi consolidati. In questi ultimi anni il dibattito disciplinare si è, dunque, notevolmente spostato sui temi del progetto ambientale e dell’ecologia del paesaggio, cercando di integrare alcuni dei principali “concetti nomadi” delle discipline ecologiche nei processi di formazione dei Piani. Stabilito che l’acquisita coscienza ambientale ed ecologica costituisce un patrimonio culturale da approfondire e da non trascurare, appare utile, se non addirittura necessario, riprendere il dibattito sui caratteri insediativi, per identificare, analogamente a come ormai si fa nella gran parte dei Piani urbanistici contemporanei per le invarianti strutturali di carattere ambientale, quella che si può definire la “matrice insediativa” dei tessuti edificati, da utilizzare come guida e riferimento per il progetto della città pianificata, sia che si tratti di parti da riqualificare e rigenerare, oggetto principale delle trasformazioni urbane contemporanee, sia che si tratti di parti nuove da progettare nelle sempre più limitate occasioni nelle quali occorre espandere ulteriormente le città cosi ampiamente interessate da intensi processi di crescita negli ultimi decenni. Occorre far dialogare nuovamente urbanistica e architettura lavorando sul paesaggio e sulle relazioni, identificando nei Piani le regole del progetto non soltanto in base a parametri funzionali o criteri d’uso, ma anche in base a canoni formali e prestazionali, come già sperimentato, ad esempio, nello Smart Code realizzato da progettisti americani operanti nell’ambito del New Urbanism, regole che pongano, ancora, in primo piano i caratteri e le specificità del contesto. La riforma urbanistica attuata in quasi tutte le regioni italiane, offre l’opportunità di sperimentare nuove forme di relazione tra urbanistica ed architettura, con prospettive diverse e originali per gli urbanisti e i progettisti dei prossimi anni. Il Piano Operativo appare un possibile strumento per regolare e sperimentare queste nuove opportunità. Su questi temi e sulla necessità, in particolare, di riportare in primo piano il dibattito sugli elementi strutturanti del progetto urbano, siano essi di matrice ambientale che di matrice insediativa, all’interno di un rinnovato connubio fra Piano e progetto, il volume intende focalizzare l’attenzione, a partire dal rilevante bagaglio culturale che la disciplina urbanistica ha costruito, ridiscutendo e mettendo a sistema i materiali esistenti nei numerosi e dettagliati manuali di settore con specifica attenzione a strade, parcheggi, verde e attrezzature di servizi, cui il presente testo rinvia il lettore per i necessari approfondimenti, senza alcuna presunzione di essere esaustivo. L’obiettivo che ci si pone è dunque quello di rileggere e riorganizzare i materiali del progetto in relazione alle nuove sfide progettuali che urbanisti ed architetti dovranno affrontare nella pratica professionale, a partire dai fondamenti di base acquisiti durante la formazione universitaria. A tal fine sono stati considerati tutti insieme i materiali di base del progetto urbano, dagli spazi verdi a quelli della mobilità, dagli spazi per le attrezzature di servizi a quelli insediativi, in funzione di questo rinnovato rapporto tra architettura, urbanistica e ambiente, evidenziando peraltro le opportunità che la nuova forma del Piano comunale consente di cogliere. In questo itinerario concettuale e metodologico una parte di rilievo è riservata dunque alla rappresentazione, affidata a schematizzazioni grafiche, non solo perché esse possano risultare utili nell’uniformare il linguaggio da comunicare, rendendo facile ad esempio il confronto fra le diverse elaborazioni prodotte, quanto piuttosto col chiaro intento di evidenziare, di volta in volta, i caratteri salienti e costitutivi del progetto. Il disegno è inteso come chiave interpretativa del progetto, strumento di verifica e controllo dell’idea progettuale, sintesi al tempo stesso di quel bagaglio di conoscenze che occorre possedere per saper progettare. I principali materiali del progetto urbano, spazi verdi, della mobilità, dei servizi e degli insediamenti, sono strutturati in modo da rileggere la notevole quantità di riferimenti esistenti in modo sintetico e orientato al progetto, corredando le parti rivolte ad identificare i principali aspetti concettuali e criteri progettuali di ciascun materiale, con l’esemplificazione che l’uso di tali criteri ha ricevuto in significative esperienze concorsuali di progettazione, e con una descrizione del ruolo e della significatività urbana e territoriale che questi progetti di intervento hanno assunto. Inoltre, possibili soluzioni per ciascun materiale del progetto urbano sono rappresentate in schede progettuali di buone prassi, tali da consentire una lettura semplice e guidata degli elementi più significativi evidenziati nel corso della trattazione teorica. A chiusura dei quattro capitoli dedicati ai predetti “materiali” ci sono, infine, schede di approfondimento critico, curate da Federico Oliva, che delineano in maniera sintetica il quadro di complessità entro cui si muove oggi il progetto urbano. L’obiettivo principale è dunque quello di costruire in maniera finalizzata quel bagaglio di conoscenze di base da cui muovere nel campo della progettazione, senza comunque rinunciare a trattare il tema della progettazione urbanistica in termini problematici, ripercorrendo a tal fine le evoluzioni del progetto urbano a partire dalla rilettura dei suoi principali riferimenti teorici e metodologici, con una attenzione critica rivolta in particolare alle esperienze contemporanee maggiormente significative, come quelle del New Urbanism, per una possibile ridefinizione di quel rinnovato rapporto tra architettura, urbanistica ed ambiente, cui si è già fatto riferimento. Un capitolo, nella parte conclusiva del volume, cerca di definire le modalità di integrazione tra Piano e progetto nella nuova forma di Piano, con l’obiettivo dichiarato di rendere evidenti opportunità e criticità che esso offre al progetto urbano, tema fondamentale e nuovo per quanti dovranno progettare le città italiane del prossimo futuro.
2009
978-88-386-6547-9
McGrawHill
Progettazione urbanistica : teorie e tecniche / Selicato, Francesco; Rotondo, Francesco. - STAMPA. - (2009).
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11589/23835
Citazioni
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact