Il testo di Davide Calanca, nato da una lunga ed articolata ricerca che ha dato luce alla mostra “Mirandola 1861-2011”, tenutasi nel Castello dei Pico dal 26 marzo al 26 giugno 2011, sulla storia urbana di Mirandola nei 150 anni dell’Unità d’Italia “della quale questo volume vuole essere un po’ la sintesi” dice lo stesso autore nella propria prefazione, viene edito nel novembre 2013, dopo i drammatici eventi sismici del Maggio 2012, e pertanto appare, sotto una nuova ottica, non più soltanto come un’opera commemorativa e celebrativa, che già costituirebbe un fine meritorio e più che sufficiente a motivarla, ma assume una nuova funzione: quella di raccogliere, ordinare e conservare la memoria, ed anzi diviene un fondamentale strumento di conoscenza ed una guida per la ricostruzione di tutto ciò che la natura ha sottratto all’uso ed allo sguardo collettivo e che pure è parte integrante della nostra storia e che, come tale, abbiamo l’inderogabile responsabilità di tramandare, perché le prossime generazioni non rimangano prive di una radice culturale di cui noi abbiamo avuto il privilegio di godere e forse la cecità di non proteggere con la dovuta oculatezza.
Davide Calanca, Mirandola 1861-2011. Storia visiva dell'urbanistica mirandolese nei primi 150 anni dell'Unità d'Italia / Martines, Giacomo. - In: QUADERNI DELLA BASSA MODENESE. - ISSN 0394-7513. - 65(2014), pp. 98-101.
Davide Calanca, Mirandola 1861-2011. Storia visiva dell'urbanistica mirandolese nei primi 150 anni dell'Unità d'Italia
MARTINES, Giacomo
2014-01-01
Abstract
Il testo di Davide Calanca, nato da una lunga ed articolata ricerca che ha dato luce alla mostra “Mirandola 1861-2011”, tenutasi nel Castello dei Pico dal 26 marzo al 26 giugno 2011, sulla storia urbana di Mirandola nei 150 anni dell’Unità d’Italia “della quale questo volume vuole essere un po’ la sintesi” dice lo stesso autore nella propria prefazione, viene edito nel novembre 2013, dopo i drammatici eventi sismici del Maggio 2012, e pertanto appare, sotto una nuova ottica, non più soltanto come un’opera commemorativa e celebrativa, che già costituirebbe un fine meritorio e più che sufficiente a motivarla, ma assume una nuova funzione: quella di raccogliere, ordinare e conservare la memoria, ed anzi diviene un fondamentale strumento di conoscenza ed una guida per la ricostruzione di tutto ciò che la natura ha sottratto all’uso ed allo sguardo collettivo e che pure è parte integrante della nostra storia e che, come tale, abbiamo l’inderogabile responsabilità di tramandare, perché le prossime generazioni non rimangano prive di una radice culturale di cui noi abbiamo avuto il privilegio di godere e forse la cecità di non proteggere con la dovuta oculatezza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.