Ricostruire con le macerie. Hans Doellgast, Josef Wiedemann, Rudolf Schwarz

The reconstruction with ruins is a very current subject, a challenge for the present time. A number of relevant experiences arise in Germany during the postwar, by Hans Doellgast, Josef Wiedemann, Rudolf Schwarz, who rebuilt few and important monuments, making a “modus operandi”: it represents a different way for designing on the existence buildings, not conservative and innovative, but called “interpretierender Denkmalpflage” (interpretative reconstruction). Which is the meaning of “interpretation”? How is possible to understand an “injured” building by its real paradigms for reinterpretation and reconstruction? As an instrument of knowledge, the interpretation must be starting from ruin for going to the building shape, for showing its structural form, its constructed principle, its “Baugestaltung” (structural idea). Ruin is a document and precondition of it. Ruin is part of a destruction and reconstruction periodic process through the perfection is finding by building, in other words its identity form. So, the clearest way to describe the “interpretative reconstruction” is by the expression of “reduktivpurifizierende Aufbau” (purified building through a reduction) and refer to the classical tradition of “Rohbau-Architektur” (purely structural architecture). Why is necessary to consider these experiences for the present time? It confirm that is possible to bring together safety, comfort, innovation and shape, memory, reasons of architecture. Modern and ancient time can bring together only by a true innovation, comes from construction laws. Traditional techniques represent an heritage of knowledge that must evolves; it is especially a great place of thought offered to the project. By the way, the wastes – ruins for example – become a challenge for us and not a problem.

La ricostruzione con le macerie è un tema di grande attualità, una sfida per il presente. Ci sono esperienze significative nella Germania del dopoguerra, di Hans Doellgast, Josef Wiedemann, Rudolf Schwarz, che hanno ricostruito pochi e significativi monumenti, dettando un “modus operandi”, un diverso modo di fare il progetto sul costruito, non conservativo e nemmeno innovativo, che è stato definito “interpretierender Denkmalpflage” (ricostruzione interpretativa). Che cosa si intende per “interpretazione”, attraverso quali paradigmi oggettivi che l’opera stessa offre si deve interpretare un’opera ferita che è necessario ricostruire? L’interpretazione, come strumento di conoscenza, deve avvenire partendo dal rudere per risalire alla forma dell’edificio, cioè rendendo esplicita la sua forma strutturale, il suo principio costruttivo, la sua “Baugestaltung” (concezione strutturale). Di tutto questo il rudere è documento e presupposto significativo. La rovina è parte di un processo ciclico di distruzione e ricostruzione attraverso il quale l’edificio cerca la perfezione, cioè la propria forma identitaria. Perciò il modo più chiaro per descrivere la “ricostruzione interpretativa” sta nell’espressione “reduktivpurifizierende Aufbau” (costruzione purificata attraverso una riduzione) e fare riferimento alla tradizione classica della “Rohbau-Architektur” (architettura puramente strutturale). Quale interesse rivestono queste esperienze per il presente? Dimostrano che è possibile tenere insieme la sicurezza, il comfort, l’innovazione con la forma, la memoria, le ragioni dell’architettura. Il moderno e l’antico possono essere uniti solo attraverso una innovazione vera, che è quella che nasce dentro le regole della costruzione. Le tecniche tradizionali sono un patrimonio di conoscenze che deve evolvere, soprattutto un grande laboratorio del pensiero disposto al progetto. Per queste ragioni gli scarti, in certi casi le macerie, diventano una sfida e non un problema.