La ripresa degli scavi del tempio di Hera Lacinia a Crotone, nel 2003, ha consentito di recuperare elementi dell’elevato e di meglio precisare la configurazione delle fondazioni. Sulla base di questi elementi è stato possibile determinare l’impianto planimetrico originale e l’elevato dell’edificio, fino ad ora restituito in base a dati parziali con un impianto arcaizzante difficilmente inquadrabile nel panorama architettonico dell’età protoclassica in Occidente. Diversamente, il tempio, caratterizzato da una peristasi di 6 x 14 colonne e doppia contrazione angolare, si inserisce perfettamente nella produzione del periodo e mostra sorprendenti similitudini dimensionali e morfologiche con due importanti edifici sicelioti, il tempio di Athena a Siracusa e il tempio della Vittoria a Imera. In particolare, alcuni dettagli della lavorazione inerenti il tetto e il coronamento delle cornici, entrambi in marmo pario, dei templi di Hera e di Athena risultano inequivocabilmente essere stati realizzati dalla stessa officina cicladica il che comporta significative ricadute riguardo al ruolo svolto dalle stesse maestranze nella trasmissione dei modelli architettonici dalla Madrepatria all’Occidente e all’interno della stessa produzione siceliota e magnogreca. Ulteriori osservazioni su alcuni inusuali particolari costruttivi della cornice hanno rivelato sorprendenti affinità tecniche, dimensionali e morfologiche con i corrispondenti elementi del tempio di Apollo a Delfi, con ulteriori riscontri nei rapporti proporzionali dell’elevato. Un riesame dei dati editi su questo tempio, caratterizzato da un elevato utilizzo di marmo pario, non solo nella copertura ma in più parti dell’edificio, ha consentito di restituire un impianto in parte diverso da quello proposto dal Courby, evidenziando in particolare la presenza di una doppia contrazione angolare e di una esatta corrispondenza tra assi dei muri longitudinali e assi della seconda e quinta colonna dei lati brevi, tratti riconducibili, secondo l’A., alle maestranze cicladiche attive sul cantiere. Lo stretto apparentamento tra tempio di Apollo a Delfi e il tempio di Athena Polias ad Atene, dove pure è attestata una significativa presenza di maestranze cicladiche, ha suggerito di indagare ulteriormente. L’attenta osservazione degli elementi della trabeazione, rimontati da Temistocle sul tratto settentrionale delle mura dell’acropoli, ha infatti rivelato la presenza di un architrave che presenta ad uno degli estremi una porzione di regula con sole due guttae, indizio sicuro della presenza di una doppia contrazione angolare. Le conseguenze che ne derivano comportano una rivisitazione della planimetria finora nota, con conseguente allineamento tra assi dei muri longitudinali e assi della seconda e quinta colonna dei lati brevi, così come nel tempio di Apollo. A conclusione, l’A. suggerisce l’esigenza di una riflessione sul ruolo svolto dalle maestranze cicladiche nell’evoluzione dell’architettura dorica della Madrepatria e dell’Occidente in età tardo arcaica e protoclassica.

Architettura protoclassica occidentale e influssi dalla madrepatria / Rocco, Giorgio. - 1:(2008), pp. 287-324. (Intervento presentato al convegno XLVII Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia tenutosi a Taranto nel 27-30 Settembre 2007).

Architettura protoclassica occidentale e influssi dalla madrepatria

ROCCO, Giorgio
2008-01-01

Abstract

La ripresa degli scavi del tempio di Hera Lacinia a Crotone, nel 2003, ha consentito di recuperare elementi dell’elevato e di meglio precisare la configurazione delle fondazioni. Sulla base di questi elementi è stato possibile determinare l’impianto planimetrico originale e l’elevato dell’edificio, fino ad ora restituito in base a dati parziali con un impianto arcaizzante difficilmente inquadrabile nel panorama architettonico dell’età protoclassica in Occidente. Diversamente, il tempio, caratterizzato da una peristasi di 6 x 14 colonne e doppia contrazione angolare, si inserisce perfettamente nella produzione del periodo e mostra sorprendenti similitudini dimensionali e morfologiche con due importanti edifici sicelioti, il tempio di Athena a Siracusa e il tempio della Vittoria a Imera. In particolare, alcuni dettagli della lavorazione inerenti il tetto e il coronamento delle cornici, entrambi in marmo pario, dei templi di Hera e di Athena risultano inequivocabilmente essere stati realizzati dalla stessa officina cicladica il che comporta significative ricadute riguardo al ruolo svolto dalle stesse maestranze nella trasmissione dei modelli architettonici dalla Madrepatria all’Occidente e all’interno della stessa produzione siceliota e magnogreca. Ulteriori osservazioni su alcuni inusuali particolari costruttivi della cornice hanno rivelato sorprendenti affinità tecniche, dimensionali e morfologiche con i corrispondenti elementi del tempio di Apollo a Delfi, con ulteriori riscontri nei rapporti proporzionali dell’elevato. Un riesame dei dati editi su questo tempio, caratterizzato da un elevato utilizzo di marmo pario, non solo nella copertura ma in più parti dell’edificio, ha consentito di restituire un impianto in parte diverso da quello proposto dal Courby, evidenziando in particolare la presenza di una doppia contrazione angolare e di una esatta corrispondenza tra assi dei muri longitudinali e assi della seconda e quinta colonna dei lati brevi, tratti riconducibili, secondo l’A., alle maestranze cicladiche attive sul cantiere. Lo stretto apparentamento tra tempio di Apollo a Delfi e il tempio di Athena Polias ad Atene, dove pure è attestata una significativa presenza di maestranze cicladiche, ha suggerito di indagare ulteriormente. L’attenta osservazione degli elementi della trabeazione, rimontati da Temistocle sul tratto settentrionale delle mura dell’acropoli, ha infatti rivelato la presenza di un architrave che presenta ad uno degli estremi una porzione di regula con sole due guttae, indizio sicuro della presenza di una doppia contrazione angolare. Le conseguenze che ne derivano comportano una rivisitazione della planimetria finora nota, con conseguente allineamento tra assi dei muri longitudinali e assi della seconda e quinta colonna dei lati brevi, così come nel tempio di Apollo. A conclusione, l’A. suggerisce l’esigenza di una riflessione sul ruolo svolto dalle maestranze cicladiche nell’evoluzione dell’architettura dorica della Madrepatria e dell’Occidente in età tardo arcaica e protoclassica.
2008
XLVII Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia
978-88-903607-1-8
Architettura protoclassica occidentale e influssi dalla madrepatria / Rocco, Giorgio. - 1:(2008), pp. 287-324. (Intervento presentato al convegno XLVII Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia tenutosi a Taranto nel 27-30 Settembre 2007).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11589/15315
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