La ricerca architettonica relativa al rapporto antico/moderno applicato ai contesti caratterizzati dalla presenza di rovine archeologiche non sembra seguire oggi strategie condivise, mantenendosi disarticolata tra tendenze alla mimesi formalistica e alla divisione dei saperi e delle competenze, espressione del divario tra posizioni accademiche operativamente inadeguate e prassi professionali prive di condivisibili fondamenti teorico-critici. Il progetto appare privo di forza propulsiva e, condizionato dai rapidi mutamenti tecnologici e informatici, tende ad allontanarsi dalla dimensione del ‘tempo’ e della ‘memoria’, portando la coscienza architettonica a preferire il ‘temporaneo’, l’’effimero’ e il ‘transitorio’ rispetto al ‘permanente’. L’individuazione di un nuovo sistema etico di valori diviene quindi prioritario perché può contribuire significativamente a superare il problema dell’integrazione delle rovine nella vita contemporanea fornendo strumenti, strategie e motivazioni atte a rinnovare e regolare ‘socialmente’ la capacità conoscitiva, estetica e progettuale di un dato contesto. Si delinea quindi la necessità di studiare e capire come il ‘prendersi cura’ del patrimonio archeologico si debba sostanziare e come la disciplina e la ricerca architettonica possano dare un contributo in senso ‘dialogico’ al compimento di questo obiettivo, a partire dalle condizioni socio-culturali della contemporaneità.
Interventi sul patrimonio archeologico. Riflessioni per un’etica del paesaggio / Bagnato, Vincenzo Paolo. - STAMPA. - (2015), pp. 1383-1387. (Intervento presentato al convegno XVIII Conferenza Nazionale SIU tenutosi a Venezia nel 11-13 giugno 2015).
Interventi sul patrimonio archeologico. Riflessioni per un’etica del paesaggio
Bagnato, Vincenzo Paolo
2015-01-01
Abstract
La ricerca architettonica relativa al rapporto antico/moderno applicato ai contesti caratterizzati dalla presenza di rovine archeologiche non sembra seguire oggi strategie condivise, mantenendosi disarticolata tra tendenze alla mimesi formalistica e alla divisione dei saperi e delle competenze, espressione del divario tra posizioni accademiche operativamente inadeguate e prassi professionali prive di condivisibili fondamenti teorico-critici. Il progetto appare privo di forza propulsiva e, condizionato dai rapidi mutamenti tecnologici e informatici, tende ad allontanarsi dalla dimensione del ‘tempo’ e della ‘memoria’, portando la coscienza architettonica a preferire il ‘temporaneo’, l’’effimero’ e il ‘transitorio’ rispetto al ‘permanente’. L’individuazione di un nuovo sistema etico di valori diviene quindi prioritario perché può contribuire significativamente a superare il problema dell’integrazione delle rovine nella vita contemporanea fornendo strumenti, strategie e motivazioni atte a rinnovare e regolare ‘socialmente’ la capacità conoscitiva, estetica e progettuale di un dato contesto. Si delinea quindi la necessità di studiare e capire come il ‘prendersi cura’ del patrimonio archeologico si debba sostanziare e come la disciplina e la ricerca architettonica possano dare un contributo in senso ‘dialogico’ al compimento di questo obiettivo, a partire dalle condizioni socio-culturali della contemporaneità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.