Gli eventi disastrosi che hanno recentemente colpito le aree appenniniche italiane hanno acceso i riflettori sulla condizione di fragilità dei loro insediamenti urbani, una moltitudine di piccoli borghi che costituiscono un patrimonio storico ed architettonico importante, spesso dimenticato, del nostro Paese e che contribuiscono a definirne l’identità. Una condizione connotata non solo dall’abbandono e dall’incuria (conseguenze del fenomeno dello spopolamento) ma soprattutto dall’alto tasso di esposizione al rischio (sismico e idrogeologico), dovuto anche alla assenza di “manutenzione” del territorio e delle sue strutture insediative, conseguenza dell’interruzione di pratiche conservative e rigenerative legate al coltivare e all’abitare. Gli strumenti messi in atto dal governo nazionale, come il Piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico, il recente Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale e la Strategia Nazionale per le Aree Interne non si pongono il problema della definizione di principi e pratiche capaci di garantire l’appropriatezza delle risposte sul piano formale. Perché è la forma delle città e dei paesaggi, oltre alle vite umane, ai beni e alle attività, ad essere messa in crisi dai disastri naturali nonché dalle azioni trasformative inappropriate, spesso conseguenza di scarsa conoscenza e di approcci settoriali che non si pongono il problema della forma e della sua capacità di attribuire senso e valore alla realtà. È necessario, pertanto, avviare una stagione di studi e ricerche tesa alla produzione delle conoscenze necessarie e alla definizione di metodi e ‘tecniche’ di intervento appropriate, con l’obiettivo prioritario di coniugare, attraverso il progetto di architettura, gli aspetti tecnici sottesi al conseguimento della sicurezza con quelli formali propri dell’interpretazione e rafforzamento dei caratteri identitari. Confrontandosi con questo nuovo orientamento delle politiche di ricostruzione, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio delle città appenniniche e con le problematiche di questa nuova sfida, la ricerca descritta in questo contributo prova a dare una risposta, sia sul piano metodologico che su quello progettuale, alla questione della mitigazione del rischio sismico e della messa in sicurezza, assumendo come caso di studio il territorio e le piccole città del Subappennino Dauno.

Il progetto di messa in sicurezza della città appenninica come rafforzamento dei suoi caratteri identitari / Defilippis, Francesco (MATERIALI DI ARCHITETTURA). - In: Cripta. Forma terrae/forma urbis. Dentro le aree interne, visioni di futuro per Grottaminarda e il suo territorio / Adele Picone. - STAMPA. - Firenze : AIÓN EDIZIONI, 2019. - ISBN 978-88-98262-80-9. - pp. 196-201

Il progetto di messa in sicurezza della città appenninica come rafforzamento dei suoi caratteri identitari

Francesco Defilippis
2019

Abstract

Gli eventi disastrosi che hanno recentemente colpito le aree appenniniche italiane hanno acceso i riflettori sulla condizione di fragilità dei loro insediamenti urbani, una moltitudine di piccoli borghi che costituiscono un patrimonio storico ed architettonico importante, spesso dimenticato, del nostro Paese e che contribuiscono a definirne l’identità. Una condizione connotata non solo dall’abbandono e dall’incuria (conseguenze del fenomeno dello spopolamento) ma soprattutto dall’alto tasso di esposizione al rischio (sismico e idrogeologico), dovuto anche alla assenza di “manutenzione” del territorio e delle sue strutture insediative, conseguenza dell’interruzione di pratiche conservative e rigenerative legate al coltivare e all’abitare. Gli strumenti messi in atto dal governo nazionale, come il Piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico, il recente Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale e la Strategia Nazionale per le Aree Interne non si pongono il problema della definizione di principi e pratiche capaci di garantire l’appropriatezza delle risposte sul piano formale. Perché è la forma delle città e dei paesaggi, oltre alle vite umane, ai beni e alle attività, ad essere messa in crisi dai disastri naturali nonché dalle azioni trasformative inappropriate, spesso conseguenza di scarsa conoscenza e di approcci settoriali che non si pongono il problema della forma e della sua capacità di attribuire senso e valore alla realtà. È necessario, pertanto, avviare una stagione di studi e ricerche tesa alla produzione delle conoscenze necessarie e alla definizione di metodi e ‘tecniche’ di intervento appropriate, con l’obiettivo prioritario di coniugare, attraverso il progetto di architettura, gli aspetti tecnici sottesi al conseguimento della sicurezza con quelli formali propri dell’interpretazione e rafforzamento dei caratteri identitari. Confrontandosi con questo nuovo orientamento delle politiche di ricostruzione, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio delle città appenniniche e con le problematiche di questa nuova sfida, la ricerca descritta in questo contributo prova a dare una risposta, sia sul piano metodologico che su quello progettuale, alla questione della mitigazione del rischio sismico e della messa in sicurezza, assumendo come caso di studio il territorio e le piccole città del Subappennino Dauno.
2019
Cripta. Forma terrae/forma urbis. Dentro le aree interne, visioni di futuro per Grottaminarda e il suo territorio
978-88-98262-80-9
AIÓN EDIZIONI
Il progetto di messa in sicurezza della città appenninica come rafforzamento dei suoi caratteri identitari / Defilippis, Francesco (MATERIALI DI ARCHITETTURA). - In: Cripta. Forma terrae/forma urbis. Dentro le aree interne, visioni di futuro per Grottaminarda e il suo territorio / Adele Picone. - STAMPA. - Firenze : AIÓN EDIZIONI, 2019. - ISBN 978-88-98262-80-9. - pp. 196-201
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11589/195964
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