Nell'ambito delle attuali speculazioni teoriche afferenti la disciplina del progetto urbano e del paesaggio, le categorie dell’unità, dell’organicità, dell’omogeneità, della compattezza, sembrano essere sempre più sopraffatte a favore di nuovi paradigmi del frammentario, del molteplice, dell’ibrido, del discontinuo, del disperso. Un dato questo che testimonia la tendenza della disciplina ad operare all’interno di una nuova idea di "spazio" – scenario di una nuova estetica –, identificata dal geografo ed ecologo francese Pierre Donadieu sotto l’appellativo di “campagna urbana”. Si tratta di un orientamento alquanto legittimo – e comunque alternativo ad una ugualmente valida ricerca progettuale protesa verso un rivisitato recupero della nozione di tessuto nei nuovi progetti d’espansione – che però non esclude l’altrettanto contingente necessità di occuparsi di una dimensione urbana decisamente più strutturata e consolidata: quella dell’organismo urbano storico. Un luogo, quest’ultimo, sempre più oggetto di piani di rigenerazione urbana nonché di programmi di messa in sicurezza e ricostruzione post-sismica, ma che storicamente ha visto l’esperienza del progetto d’architettura circoscritto, quasi esclusivamente, all’ambito del vincolo fondamentale della conservazione: ossia ad esplicitare, attraverso un’operazione quasi maieutica, le intrinseche qualità dei materiali e delle tecniche costruttive. Nell’affrontare il problema del progetto contemporaneo per l’organismo urbano storico, il problema principale sembra essere, ancora una volta, quello di comprendere le coordinate disciplinari entro le quali lavorare. Questo saggio intende farlo a partire da due ipotesi assiomatiche: (i) riducendo i “fatti urbani” degli organismi storici ai termini 'essenziali', in modo tale da svincolarli da sovrastrutture intellettuali e coglierne le ragioni di fondo della loro esistenza-essenza; e (ii) considerando il dato architettonico degli stessi organismi urbani come sintesi di interventi di generazioni e la loro forma come, di fatto, l’esito leggibile di processi trasformativi in atto. A partire da queste congetture, si intende riflettere, sotto forma di interrogativi, sulle potenziali prerogative che potrebbero porsi alla base dell’esperienza progettuale contemporanea per la città storica. Qual è il tipo di “storia” urbana da indagare? Qual è la dimensione-visione dei fatti urbani da assumere? Attraverso quali strumenti sperimentare il progetto contemporaneo all’interno dell’organismo urbano storico?
La città storica: paradigma di uno strutturato equilibrio instabile operante attraverso il progetto / Scardigno, Nicola (LETTURA E PROGETTO). - In: L'INFUTURARSI DELLA CITTA' STORICA. Conservazione, Aggiornamento, Rigenerazione, Riprogettazione / [a cura di] M. Ieva, N. Scardigno. - STAMPA. - Milano : Franco Angeli, 2020. - ISBN 978-88-351-0705-7. - pp. 59-70
La città storica: paradigma di uno strutturato equilibrio instabile operante attraverso il progetto
Nicola Scardigno
2020-01-01
Abstract
Nell'ambito delle attuali speculazioni teoriche afferenti la disciplina del progetto urbano e del paesaggio, le categorie dell’unità, dell’organicità, dell’omogeneità, della compattezza, sembrano essere sempre più sopraffatte a favore di nuovi paradigmi del frammentario, del molteplice, dell’ibrido, del discontinuo, del disperso. Un dato questo che testimonia la tendenza della disciplina ad operare all’interno di una nuova idea di "spazio" – scenario di una nuova estetica –, identificata dal geografo ed ecologo francese Pierre Donadieu sotto l’appellativo di “campagna urbana”. Si tratta di un orientamento alquanto legittimo – e comunque alternativo ad una ugualmente valida ricerca progettuale protesa verso un rivisitato recupero della nozione di tessuto nei nuovi progetti d’espansione – che però non esclude l’altrettanto contingente necessità di occuparsi di una dimensione urbana decisamente più strutturata e consolidata: quella dell’organismo urbano storico. Un luogo, quest’ultimo, sempre più oggetto di piani di rigenerazione urbana nonché di programmi di messa in sicurezza e ricostruzione post-sismica, ma che storicamente ha visto l’esperienza del progetto d’architettura circoscritto, quasi esclusivamente, all’ambito del vincolo fondamentale della conservazione: ossia ad esplicitare, attraverso un’operazione quasi maieutica, le intrinseche qualità dei materiali e delle tecniche costruttive. Nell’affrontare il problema del progetto contemporaneo per l’organismo urbano storico, il problema principale sembra essere, ancora una volta, quello di comprendere le coordinate disciplinari entro le quali lavorare. Questo saggio intende farlo a partire da due ipotesi assiomatiche: (i) riducendo i “fatti urbani” degli organismi storici ai termini 'essenziali', in modo tale da svincolarli da sovrastrutture intellettuali e coglierne le ragioni di fondo della loro esistenza-essenza; e (ii) considerando il dato architettonico degli stessi organismi urbani come sintesi di interventi di generazioni e la loro forma come, di fatto, l’esito leggibile di processi trasformativi in atto. A partire da queste congetture, si intende riflettere, sotto forma di interrogativi, sulle potenziali prerogative che potrebbero porsi alla base dell’esperienza progettuale contemporanea per la città storica. Qual è il tipo di “storia” urbana da indagare? Qual è la dimensione-visione dei fatti urbani da assumere? Attraverso quali strumenti sperimentare il progetto contemporaneo all’interno dell’organismo urbano storico?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.