Il presente studio ha come obiettivo quello di offrire una lettura metodologica, interpretativa e progettuale della struttura urbana di Belgrado: una terra di mezzo, tra Oriente ed Occidente, crocevia di storie, popoli e culture; una città-polveriera, dai confini labili, occasione di conflitti, fortemente condizionata e troppo spesso drammaticamente ferita, nel corso del suo sviluppo urbano, dalle numerose influenze (Imperi ottomano e austro-ungarico, Rivoluzione socialista), avvicendatesi nei secoli. Nella cornice di una ricerca ben più ampia, estesa a cinque capitali dell’ex-Jugoslavia collocate lungo il Danubio e i suoi affluenti, l’indagine comparativa condotta mira alla definizione dell’identità della città adriatico-danubiana attraverso, innanzitutto, il riconoscimento del carattere geografico della forma urbana. Gli strumenti dell’analisi tipologica e morfologica, utilizzati secondo un processo scalare che guarda contestualmente alla dimensione territoriale, urbana ed architettonica, suggeriscono al progetto la necessità di una ricerca e di una volontà d’ordine. La geografia dei luoghi offre un modello di riferimento per il disegno della città. La lettura del territorio rappresenta un atto interpretativo, una ri-incisione della tellus mater, una ri-scrittura del testo: una costruzione di rappresentazioni e modelli interpretativi significanti, in grado di tradurre una forma in segno. Il sistema urbano aperto, acentrico e non gerarchico, riconducibile al modello semantico complesso del rizoma, si presenta, a sua volta, come una successione, nel tempo, di città diverse; un collage di forme dissonanti; un mosaico fragile di frammenti che faticosamente anelano alla ricomposizione in un ordine unitario. La lettura comparativa dei tessuti urbani presi in considerazione rappresenta uno strumento metodologico particolarmente utile per la comprensione delle dinamiche di costruzione della forma urbana, per la pianificazione di scenari futuri, per la definizione di nuovi modelli alternativi alla città consolidata. In particolare, attraverso l’approfondimento progettuale condotto su Belgrado, è stato possibile definire nuove gerarchie metropolitane fondate sulla “grammatica” del frammento e sulla categoria del “vuoto” quale struttura portante del territorio e credibile occasione per il ripensamento della città contemporanea. L’arcipelago urbano corrisponde all’immagine della “città nella città” e si propone come un nuovo paradigma per lo sviluppo delle metropoli, in cui ogni singola parte, dotata di una propria identità, non è contrapposta alle altre, ma complementare. Nel palinsesto di questo arcipelago metropolitano, fatto di isole indipendenti, legate principalmente al succedersi di differenti dominazioni e rivoluzioni, le grandi infrastrutture territoriali diventano occasione di un progetto di resilienza urbana che fa propria la poetica del frammento quale principio di composizione per la città contemporanea. In questa capitale policentrica, fatta di trame e tessuti eterogenei, per forme, tipi, scale e linguaggi, le vie dell’acqua, ovvero i fiumi Danubio e Sava, nella cui confluenza si colloca Belgrado, si trasformano in linee di sutura; vengono assunte quali spazi pubblici, luoghi di relazione in grado di legare, fisicamente e visivamente, variabili e varianti di una città plurale, narrazione in divenire.
Ricomporre frammenti: il fiume come fatto urbano / Turchiarulo, Mariangela (ARCHITETTURA, URBANISTICA, AMBIENTE). - In: Territori fragili : saggi ed approfondimenti dopo IFAU 2018 / [a cura di] Lorenzo Pignatti. - STAMPA. - Roma : Gangemi International, 2020. - ISBN 9788849236682. - pp. 369-378
Ricomporre frammenti: il fiume come fatto urbano
Mariangela Turchiarulo
2020-01-01
Abstract
Il presente studio ha come obiettivo quello di offrire una lettura metodologica, interpretativa e progettuale della struttura urbana di Belgrado: una terra di mezzo, tra Oriente ed Occidente, crocevia di storie, popoli e culture; una città-polveriera, dai confini labili, occasione di conflitti, fortemente condizionata e troppo spesso drammaticamente ferita, nel corso del suo sviluppo urbano, dalle numerose influenze (Imperi ottomano e austro-ungarico, Rivoluzione socialista), avvicendatesi nei secoli. Nella cornice di una ricerca ben più ampia, estesa a cinque capitali dell’ex-Jugoslavia collocate lungo il Danubio e i suoi affluenti, l’indagine comparativa condotta mira alla definizione dell’identità della città adriatico-danubiana attraverso, innanzitutto, il riconoscimento del carattere geografico della forma urbana. Gli strumenti dell’analisi tipologica e morfologica, utilizzati secondo un processo scalare che guarda contestualmente alla dimensione territoriale, urbana ed architettonica, suggeriscono al progetto la necessità di una ricerca e di una volontà d’ordine. La geografia dei luoghi offre un modello di riferimento per il disegno della città. La lettura del territorio rappresenta un atto interpretativo, una ri-incisione della tellus mater, una ri-scrittura del testo: una costruzione di rappresentazioni e modelli interpretativi significanti, in grado di tradurre una forma in segno. Il sistema urbano aperto, acentrico e non gerarchico, riconducibile al modello semantico complesso del rizoma, si presenta, a sua volta, come una successione, nel tempo, di città diverse; un collage di forme dissonanti; un mosaico fragile di frammenti che faticosamente anelano alla ricomposizione in un ordine unitario. La lettura comparativa dei tessuti urbani presi in considerazione rappresenta uno strumento metodologico particolarmente utile per la comprensione delle dinamiche di costruzione della forma urbana, per la pianificazione di scenari futuri, per la definizione di nuovi modelli alternativi alla città consolidata. In particolare, attraverso l’approfondimento progettuale condotto su Belgrado, è stato possibile definire nuove gerarchie metropolitane fondate sulla “grammatica” del frammento e sulla categoria del “vuoto” quale struttura portante del territorio e credibile occasione per il ripensamento della città contemporanea. L’arcipelago urbano corrisponde all’immagine della “città nella città” e si propone come un nuovo paradigma per lo sviluppo delle metropoli, in cui ogni singola parte, dotata di una propria identità, non è contrapposta alle altre, ma complementare. Nel palinsesto di questo arcipelago metropolitano, fatto di isole indipendenti, legate principalmente al succedersi di differenti dominazioni e rivoluzioni, le grandi infrastrutture territoriali diventano occasione di un progetto di resilienza urbana che fa propria la poetica del frammento quale principio di composizione per la città contemporanea. In questa capitale policentrica, fatta di trame e tessuti eterogenei, per forme, tipi, scale e linguaggi, le vie dell’acqua, ovvero i fiumi Danubio e Sava, nella cui confluenza si colloca Belgrado, si trasformano in linee di sutura; vengono assunte quali spazi pubblici, luoghi di relazione in grado di legare, fisicamente e visivamente, variabili e varianti di una città plurale, narrazione in divenire.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.