Le grandi campagne restaurative, condotte nelle terre d’oltremare dagli archeologi italiani tra gli anni Venti e Quaranta, si inseriscono all’interno di un progetto propagandistico ben più ampio, volto alla ricostruzione di una scenografia archeologica in grado di esaltare la Romanità e, nel caso dell’Albania e del Dodecaneso, anche i monumenti bizantini e veneziani. Lontano da ogni giudizio critico sulle scelte conservative attuate in questi specifici contesti, si può rintracciare nella restituzione figurativa di architetture antiche, medioevali e cavalleresche una salda componente ideologica, che ha funto da trait d’union tra gli interventi, anche molto diversi tra loro, realizzati a Coo, Rodi, Leptis Magna, Tripoli e Butrinto, le cui compagini monumentali dovevano apparire agli occhi degli Italiani in evidente stato di abbandono. Le città antiche del Mediterraneo si presentavano per lo più irriconoscibili, a causa del sopravanzare dell’elemento naturale o delle sovrapposizioni ottomane; i monumenti greci e romani quasi dimenticati; quelli medioevali diroccati, stroncati da terremoti o trasformati in apprestamenti urbani. Così, le architetture del passato sopravvivono, quasi ovunque, soggiogate dall’incuria, private di qualsiasi istanza storica o estetica che ne difendesse la memoria. Il recupero dell’immagine interessa i principali siti archeologici albanesi che, ritrovati in evidente stato di abbandono, furono sottoposti a restauro e valorizzazione, secondo un processo lungo e complesso come accadde nell’isola di Rodi, quando gli Italiani realizzarono la ricostruzione della città dei Cavalieri Ospitalieri, così gli stessi italiani giunti in Albania intravedono nelle operazioni di ricerca, restauro e ripristino dei monumenti romani e veneziani la premessa per una rinascita albanese.

L'organizzazione della Tutela / Santoro, Valentina. - STAMPA. - (2017).

L'organizzazione della Tutela

Valentina Santoro
2017-01-01

Abstract

Le grandi campagne restaurative, condotte nelle terre d’oltremare dagli archeologi italiani tra gli anni Venti e Quaranta, si inseriscono all’interno di un progetto propagandistico ben più ampio, volto alla ricostruzione di una scenografia archeologica in grado di esaltare la Romanità e, nel caso dell’Albania e del Dodecaneso, anche i monumenti bizantini e veneziani. Lontano da ogni giudizio critico sulle scelte conservative attuate in questi specifici contesti, si può rintracciare nella restituzione figurativa di architetture antiche, medioevali e cavalleresche una salda componente ideologica, che ha funto da trait d’union tra gli interventi, anche molto diversi tra loro, realizzati a Coo, Rodi, Leptis Magna, Tripoli e Butrinto, le cui compagini monumentali dovevano apparire agli occhi degli Italiani in evidente stato di abbandono. Le città antiche del Mediterraneo si presentavano per lo più irriconoscibili, a causa del sopravanzare dell’elemento naturale o delle sovrapposizioni ottomane; i monumenti greci e romani quasi dimenticati; quelli medioevali diroccati, stroncati da terremoti o trasformati in apprestamenti urbani. Così, le architetture del passato sopravvivono, quasi ovunque, soggiogate dall’incuria, private di qualsiasi istanza storica o estetica che ne difendesse la memoria. Il recupero dell’immagine interessa i principali siti archeologici albanesi che, ritrovati in evidente stato di abbandono, furono sottoposti a restauro e valorizzazione, secondo un processo lungo e complesso come accadde nell’isola di Rodi, quando gli Italiani realizzarono la ricostruzione della città dei Cavalieri Ospitalieri, così gli stessi italiani giunti in Albania intravedono nelle operazioni di ricerca, restauro e ripristino dei monumenti romani e veneziani la premessa per una rinascita albanese.
2017
La Presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione e le scelte progettuali.
978-88-7140-799-9
Quasar
L'organizzazione della Tutela / Santoro, Valentina. - STAMPA. - (2017).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11589/220062
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