Le rappresentazioni grafiche, in diverse declinazioni nel tempo, hanno da sempre avuto un ruolo centrale nell’attività di trasmissione della conoscenza storica, a volte assumendo il ruolo di unica testimonianza di un patrimonio in più casi destinato a perdersi. Tuttavia, il tema dell’evoluzione delle tecniche e delle modalità di raffigurazione di paesaggi, città e rovine e di conseguenza del loro studio, segue un filo conduttore comune, facilmente identificabile in un milieu ben definito da quella tela azzurra che è il bacino mediterraneo. Dalle illustrazioni che accompagnavano le descrizioni dei cronisti medievali, infatti, alle più sofisticate ed attuali tecniche di rilevamento, l’obiettivo di registrare e trasmettere il dato attraverso la produzione di un’immagine ha da sempre ovviato alle carenze del linguaggio descrittivo, dell’èkphrasis verbale, diventandone parte integrante e contribuendo a conferire alla descrizione stessa una maggiore efficacia. La Missione Italiana in Albania con le sue indubbie eccellenti personalità, occupa un posto nella storia della disciplina archeologica facilmente inquadrabile nel contesto scientifico dell’Italia della prima metà del Novecento, che, muovendo innanzitutto dalle campagne sul territorio nazionale, si estese anche alle antichità della Libia e del Dodecaneso.
La documentazione grafica / Fino, Antonello - In: La Presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione e le scelte progettuali / [a cura di] R. Belli Pasqua, L.M. Caliò, A.B. Menghini. - STAMPA. - Roma : Quasar, 2017. - ISBN 978-88-7140-799-9. - pp. 171-198
La documentazione grafica
Antonello fino
2017-01-01
Abstract
Le rappresentazioni grafiche, in diverse declinazioni nel tempo, hanno da sempre avuto un ruolo centrale nell’attività di trasmissione della conoscenza storica, a volte assumendo il ruolo di unica testimonianza di un patrimonio in più casi destinato a perdersi. Tuttavia, il tema dell’evoluzione delle tecniche e delle modalità di raffigurazione di paesaggi, città e rovine e di conseguenza del loro studio, segue un filo conduttore comune, facilmente identificabile in un milieu ben definito da quella tela azzurra che è il bacino mediterraneo. Dalle illustrazioni che accompagnavano le descrizioni dei cronisti medievali, infatti, alle più sofisticate ed attuali tecniche di rilevamento, l’obiettivo di registrare e trasmettere il dato attraverso la produzione di un’immagine ha da sempre ovviato alle carenze del linguaggio descrittivo, dell’èkphrasis verbale, diventandone parte integrante e contribuendo a conferire alla descrizione stessa una maggiore efficacia. La Missione Italiana in Albania con le sue indubbie eccellenti personalità, occupa un posto nella storia della disciplina archeologica facilmente inquadrabile nel contesto scientifico dell’Italia della prima metà del Novecento, che, muovendo innanzitutto dalle campagne sul territorio nazionale, si estese anche alle antichità della Libia e del Dodecaneso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.