L’esperienza di Livio Vacchini assume una prospettiva radicale e particolarmente problematica, soprattutto se riferita al rapporto tra disegno e ricerca delle forme dell’architettura. Vacchini rifuggiva dallo schizzo come luogo di formazione delle idee. Considerando il progetto come costru zione del pensiero, tra domande e temi posti, il suo tavolo di lavoro era “abitato” piuttosto da schemi, segni, parole. I suoi disegni invece – quegli ideogrammi iconici che descrivono i concetti espressi nelle sue architetture – sono ben noti. A volte Vacchini ricorreva allo schizzo per descrivere la “struttura” compositiva di alcune sue opere. Lo faceva durante le sue lezioni. Qui, fluendo dalla mente e attraverso la mano, i suoi segni non costruiscono immagini compiute o dotate di una qualche iconicità. Piuttosto, ci permettono di ripercorrere con stupore le traiettorie del suo pensiero.
Disegnare, pensare: l’esperienza di Livio Vacchini
De Venuto Tiziano
2022-01-01
Abstract
L’esperienza di Livio Vacchini assume una prospettiva radicale e particolarmente problematica, soprattutto se riferita al rapporto tra disegno e ricerca delle forme dell’architettura. Vacchini rifuggiva dallo schizzo come luogo di formazione delle idee. Considerando il progetto come costru zione del pensiero, tra domande e temi posti, il suo tavolo di lavoro era “abitato” piuttosto da schemi, segni, parole. I suoi disegni invece – quegli ideogrammi iconici che descrivono i concetti espressi nelle sue architetture – sono ben noti. A volte Vacchini ricorreva allo schizzo per descrivere la “struttura” compositiva di alcune sue opere. Lo faceva durante le sue lezioni. Qui, fluendo dalla mente e attraverso la mano, i suoi segni non costruiscono immagini compiute o dotate di una qualche iconicità. Piuttosto, ci permettono di ripercorrere con stupore le traiettorie del suo pensiero.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.