Il castello grande di Brindisi ci invita a riflettere sul tema più generale della conservazione, dunque del destino da riservare ad un patrimonio, quello fortificato, spesso trascurato perché forse poco compreso. Molte le problematiche in gioco: il sottoutilizzo; la scarsa manutenzione che porta con sé diversificate forme di degrado che possono riguardare le superfici architettoniche, le strutture, la spazialità, l’immagine complessiva; l’abbandono; la scarsa attenzione nei confronti di una testimonianza poco o per nulla considerata, spesso offesa da superfetazioni, demolizioni, sostituzioni, trasformazioni di varia natura. Lo studio del caso specifico, fondato su un’approfondita indagine storica e sulla conoscenza diretta condotta attraverso il rilievo, affronta questioni complesse fortemente interrelate: l’urgenza di salvaguardare una testimonianza storica e artistica di indubbio valore, ma ad alta vulnerabilità; la necessità di risolvere alcune debolezze strutturali; il bisogno di restituire al castello, ridotto ad una sommatoria di parti, l’unità perduta; l’esigenza di aprire il luogo alla fruizione pubblica, senza con ciò interferire con le attività della Brigata San Marco della Marina Militare Italiana che custodisce il bene dagli inizi del Novecento e che lì svolge la propria attività di rappresentanza, amministrativa, di addestramento; infine, il desiderio di valorizzare un indiscutibile simbolo della memoria collettiva.
Presentazione della Tesi di Laurea in Restauro sul Castello Grande di Brindisi / de Cadilhac, R.. - STAMPA. - 1:(2023), pp. 13-17.
Presentazione della Tesi di Laurea in Restauro sul Castello Grande di Brindisi
de Cadilhac R.
2023-01-01
Abstract
Il castello grande di Brindisi ci invita a riflettere sul tema più generale della conservazione, dunque del destino da riservare ad un patrimonio, quello fortificato, spesso trascurato perché forse poco compreso. Molte le problematiche in gioco: il sottoutilizzo; la scarsa manutenzione che porta con sé diversificate forme di degrado che possono riguardare le superfici architettoniche, le strutture, la spazialità, l’immagine complessiva; l’abbandono; la scarsa attenzione nei confronti di una testimonianza poco o per nulla considerata, spesso offesa da superfetazioni, demolizioni, sostituzioni, trasformazioni di varia natura. Lo studio del caso specifico, fondato su un’approfondita indagine storica e sulla conoscenza diretta condotta attraverso il rilievo, affronta questioni complesse fortemente interrelate: l’urgenza di salvaguardare una testimonianza storica e artistica di indubbio valore, ma ad alta vulnerabilità; la necessità di risolvere alcune debolezze strutturali; il bisogno di restituire al castello, ridotto ad una sommatoria di parti, l’unità perduta; l’esigenza di aprire il luogo alla fruizione pubblica, senza con ciò interferire con le attività della Brigata San Marco della Marina Militare Italiana che custodisce il bene dagli inizi del Novecento e che lì svolge la propria attività di rappresentanza, amministrativa, di addestramento; infine, il desiderio di valorizzare un indiscutibile simbolo della memoria collettiva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.