Per un quadro generale dell’architettura del sacro in Sicilia tra tardo ellenismo e prima età imperiale

In the context of a review of sacred architecture in Sicily in the period between the 2nd-1st cent. B.C. and the 1st cent. A.D., the contribution confirms what has already been pointed out, namely the relative scarcity of buildings compared to the Archaic, Classical and Late Classical periods, and the clear preference for typologies with no great constructive effort, such as prostyles or distyles in antis, a tendency that continued until the late Imperial age. The buildings, often included in articulated complexes in which the focus of the composition is no longer the temple alone but the scenic ensemble, are often raised on a basement which, where moulded, takes the form of a real podium. The origin of the latter from Etruscan-Italic models has often been debated, and the article exposes possible new lines of research regarding the origin of the type. Furthermore, when the basement is made of concrete, the possibility that the opus caementicium was explored in Sicily independently of the Roman experience is pointed out.

Nell’ambito di una revisione dell’architettura templare in Sicilia del periodo tra II-I sec. a.C. e I sec. d.C., il contributo viene a confermare quanto già evidenziato e cioè la relativa scarsità di realizzazioni rispetto all’età arcaica, classica e tardo classica e la netta preferenza per le tipologie di non grande impegno costruttivo, come i prostili o i distili in antis, tendenza che si protrae sino all’età imperiale inoltrata. Gli edifici, spesso inseriti in complessi articolati in cui il focus della composizione non è più il solo tempio ma l’insieme scenografico, sono spesso sollevati su un basamento che, laddove modanato, prende la forma di un vero e proprio podio. Sull’ascendenza di quest’ultimo dall’architettura etrusco-italica si è spesso dibattuto, e l’articolo espone possibili nuove linee di ricerca a proposito dell’origine del tipo. Inoltre, nel caso il basamento sia stato realizzato in cementizio, si evidenzia la possibilità che l’opus caementicium sia stato esplorato in Sicilia anche indipendentemente dall’esperienza romana.