La perforazione di un pozzo profondo nei pressi di Torre Mozza di Ugento ha consentito di rilevare la presenza, al di sotto di uno spesso banco di argille, di acque sulfuree. Le indagini seguite a tale rinvenimento hanno consentito di definire compiutamente oltre che la complessa situazione idrogeologica dell’area, anche la natura, il chimismo e le caratteristiche idrauliche di tali acque. Contrariamente a quelle dolci di origine meteorica della falda principale, queste sulfuree sono acque marine di origine profonda, ipotermali, a contenuto salino superiore a quello del mar Jonio e risultano localizzate in un’area molto limitata del basamento carbonatico mesozoico. Quest’ultimo, inoltre, a causa delle intense vicissitudini tettoniche subite, si presenta disarticolato in vari settori caratterizzati da una propria evoluzione paleogeografica e geomorfologica. E ciò, unitamente alla potente copertura miocenica ed alla pressione prodotta dalle coltri appenniniche sull’avampaese apulo, induce sulle acque sulfuree carichi idraulici, variabili da settore a settore, ma sempre superiori a quelli della falda principale. Lo studio di queste acque è risultato di notevole interesse in quanto ha consentito di rilevare, sul versante ionico dell’avampaese apulo, situazioni idrogeologiche simili a quelle riscontrate sul versante adriatico, dove nel pozzo S. Nazario di Poggio Imperiale (Gargano) ed in quelli di S. Cesarea Terme (Salento) si riscontra la risalita di acque ipotermali sulfuree di origine profonda. L’analogia idrodinamica di queste situazioni e la notevole familiarità chimico-fisica delle acque di S. Cesarea Terme con quelle di Torre Mozza, ha avvalorato ulteriormente l’ipotesi, già avanzata in letteratura, circa l’esistenza di fluidi caldi e profondi che risalgono in superficie, attraverso il substrato calcareo prepliocenico, sotto la pressione prodotta dalla convergenza delle coltri appenniniche sull’avampaese apulo.
Le acque sulfuree nel contesto idrogeologico di Torre Mozza di Ugento (Penisola Salentina, Puglia) / Calo', Giuseppe Cesario; Tinelli, Roccaldo. - In: ACQUE SOTTERRANEE. - ISSN 1828-454X. - STAMPA. - 3:89(2004), pp. 9-22.
Le acque sulfuree nel contesto idrogeologico di Torre Mozza di Ugento (Penisola Salentina, Puglia)
Calo', Giuseppe Cesario;Tinelli, Roccaldo
2004-01-01
Abstract
La perforazione di un pozzo profondo nei pressi di Torre Mozza di Ugento ha consentito di rilevare la presenza, al di sotto di uno spesso banco di argille, di acque sulfuree. Le indagini seguite a tale rinvenimento hanno consentito di definire compiutamente oltre che la complessa situazione idrogeologica dell’area, anche la natura, il chimismo e le caratteristiche idrauliche di tali acque. Contrariamente a quelle dolci di origine meteorica della falda principale, queste sulfuree sono acque marine di origine profonda, ipotermali, a contenuto salino superiore a quello del mar Jonio e risultano localizzate in un’area molto limitata del basamento carbonatico mesozoico. Quest’ultimo, inoltre, a causa delle intense vicissitudini tettoniche subite, si presenta disarticolato in vari settori caratterizzati da una propria evoluzione paleogeografica e geomorfologica. E ciò, unitamente alla potente copertura miocenica ed alla pressione prodotta dalle coltri appenniniche sull’avampaese apulo, induce sulle acque sulfuree carichi idraulici, variabili da settore a settore, ma sempre superiori a quelli della falda principale. Lo studio di queste acque è risultato di notevole interesse in quanto ha consentito di rilevare, sul versante ionico dell’avampaese apulo, situazioni idrogeologiche simili a quelle riscontrate sul versante adriatico, dove nel pozzo S. Nazario di Poggio Imperiale (Gargano) ed in quelli di S. Cesarea Terme (Salento) si riscontra la risalita di acque ipotermali sulfuree di origine profonda. L’analogia idrodinamica di queste situazioni e la notevole familiarità chimico-fisica delle acque di S. Cesarea Terme con quelle di Torre Mozza, ha avvalorato ulteriormente l’ipotesi, già avanzata in letteratura, circa l’esistenza di fluidi caldi e profondi che risalgono in superficie, attraverso il substrato calcareo prepliocenico, sotto la pressione prodotta dalla convergenza delle coltri appenniniche sull’avampaese apulo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.