A Trani, al primo piano del palazzo Broquier d’Amely, la volta a schifo di uno dei saloni è decorata con un dipinto che gli storici attribuiscono al quadraturista napoletano Filippo Pascale. Risalente alla seconda metà del XVIII secolo, l’immagine adorna l’intera volta a partire dal suo piano di imposta, dove sono collocate una cornice dorata, reale, ed una balaustra, virtuale. Al di là di questa, la quadratura raffigura una dilatazione verso l’alto dello spazio ottenuta con l’innalzamento delle pareti e la reiterazione di solai piani a varie quote, poggiati su archi e sovrastati da cupole e semicupole. Si tratta di un’architettura multipla, protagonista assoluta di una rappresentazione in cui sono assenti figure umane, ad eccezione di quattro clipei con l’immagine di un busto a bassorilievo. Uno degli aspetti singolari è l’assenza di un legame visivo tra le strutture dipinte, come i mensoloni di appoggio degli archi trasversali, e la struttura formale del salone, un vano rettangolare con muri privi di pilastri. La serie di figure in prospettiva che si susseguono nel dipinto non sono realizzate con rigore geometrico, bensì calcolando la corretta posizione nell’immagine prospettica solo di alcuni elementi e adattando pragmaticamente alla rappresentazione costruita tutte le altre parti, in uno spazio dalle dimensioni contenute. Alle indagini sugli aspetti geometrici si legano considerazioni sulla realizzazione del dipinto -incisioni rilevate con l’osservazione ravvicinata della superficie denunciano l’uso di cartoni-, sul contesto in cui si colloca la quadratura e il suo valore simbolico -ci troviamo di fronte ad un’opera realizzata per un palazzo nobiliare e non per un’architettura religiosa-, e infine sulla necessità di documentare un patrimonio iconografico piuttosto diffuso in Puglia, studiato nell’ambito della storia dell’arte, ma non della scienza della rappresentazione.
L’illusione di uno spazio cupolato nel palazzo nobiliare Broquier d’Amely a Trani / Castagnolo, Valentina (STUDI E RICERCHE). - In: Prospettive architettoniche : conservazione digitale, divulgazione e studio. Volume 2. Tomo 1 / [a cura di] Graziano Mario Valenti. - ELETTRONICO. - Roma : Sapienza Università Editrice, 2016. - ISBN 978-88-9377-013-2. - pp. 149-162
L’illusione di uno spazio cupolato nel palazzo nobiliare Broquier d’Amely a Trani
CASTAGNOLO, Valentina
2016-01-01
Abstract
A Trani, al primo piano del palazzo Broquier d’Amely, la volta a schifo di uno dei saloni è decorata con un dipinto che gli storici attribuiscono al quadraturista napoletano Filippo Pascale. Risalente alla seconda metà del XVIII secolo, l’immagine adorna l’intera volta a partire dal suo piano di imposta, dove sono collocate una cornice dorata, reale, ed una balaustra, virtuale. Al di là di questa, la quadratura raffigura una dilatazione verso l’alto dello spazio ottenuta con l’innalzamento delle pareti e la reiterazione di solai piani a varie quote, poggiati su archi e sovrastati da cupole e semicupole. Si tratta di un’architettura multipla, protagonista assoluta di una rappresentazione in cui sono assenti figure umane, ad eccezione di quattro clipei con l’immagine di un busto a bassorilievo. Uno degli aspetti singolari è l’assenza di un legame visivo tra le strutture dipinte, come i mensoloni di appoggio degli archi trasversali, e la struttura formale del salone, un vano rettangolare con muri privi di pilastri. La serie di figure in prospettiva che si susseguono nel dipinto non sono realizzate con rigore geometrico, bensì calcolando la corretta posizione nell’immagine prospettica solo di alcuni elementi e adattando pragmaticamente alla rappresentazione costruita tutte le altre parti, in uno spazio dalle dimensioni contenute. Alle indagini sugli aspetti geometrici si legano considerazioni sulla realizzazione del dipinto -incisioni rilevate con l’osservazione ravvicinata della superficie denunciano l’uso di cartoni-, sul contesto in cui si colloca la quadratura e il suo valore simbolico -ci troviamo di fronte ad un’opera realizzata per un palazzo nobiliare e non per un’architettura religiosa-, e infine sulla necessità di documentare un patrimonio iconografico piuttosto diffuso in Puglia, studiato nell’ambito della storia dell’arte, ma non della scienza della rappresentazione.File | Dimensione | Formato | |
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