Tra le differenti opzioni di trattamento in situ di sedimenti marini contaminati, il capping reattivo risulta essere una delle alternative meno costose e maggiormente compatibili con i diversi comparti ambientali. La tecnologia consiste nel porre, sopra ad un deposito contaminato, una copertura (cap) costituita da uno o più strati di materiali puliti (naturali e/o sintetici) con particolari caratteristiche chemo-idro-meccaniche, allo scopo di isolare i sedimenti dall'ambiente circostante e/o degradarli e, quindi, ridurre l'estensione della contaminazione e il rischi odi esposizione ai contaminanti. Il presente lavoro presenta uno studio sperimentale preliminare, atto a valutare l'applicabilità di un intervento in situ mediante l'utilizzo di materassini reattivi permeabili (Reactive Core Mats, RCM), contenenti carbone attivo o organoclay. La sperimentazione, condotta presso il Laboratorio di Chimica e Tecnologie Ambientali (LCTA) del Politecnico di Bari, ha previsto l'esecuzione di test di trattabilità in colonna su sedimenti marini del S.I.N. di Taranto, contaminati da metalli (As, Hg, Pb, Cu, etc.), Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) e Policlorobifenili (PCB). I test in colonna, eseguiti sotto differenti condizioni idrauliche, hanno permesso di studiare la migrazione degli inquinanti dal sedimento alla colonna d'acqua e di valutare l'efficienza del sistema di contenimento/trattamento proposto.
Tecnologie sostenibili per la bonifica in situ di sedimenti marini contaminati: il capping reattivo / Todaro, F.; De Gisi, S.; Notarnicola, M. - In: Siti contaminati. Esperienze negli interventi di risanamento / MR. Boni, C. Collivignarelli, FGA. Vagliasindi. - STAMPA. - Catania : CSISA - Centro Studi di Ingegneria Sanitaria Ambientale Onlus, 2018. - ISBN 88-7850-020-8. - pp. 133-144
Tecnologie sostenibili per la bonifica in situ di sedimenti marini contaminati: il capping reattivo
Todaro, F.;De Gisi, S.
;Notarnicola, M.
2018-01-01
Abstract
Tra le differenti opzioni di trattamento in situ di sedimenti marini contaminati, il capping reattivo risulta essere una delle alternative meno costose e maggiormente compatibili con i diversi comparti ambientali. La tecnologia consiste nel porre, sopra ad un deposito contaminato, una copertura (cap) costituita da uno o più strati di materiali puliti (naturali e/o sintetici) con particolari caratteristiche chemo-idro-meccaniche, allo scopo di isolare i sedimenti dall'ambiente circostante e/o degradarli e, quindi, ridurre l'estensione della contaminazione e il rischi odi esposizione ai contaminanti. Il presente lavoro presenta uno studio sperimentale preliminare, atto a valutare l'applicabilità di un intervento in situ mediante l'utilizzo di materassini reattivi permeabili (Reactive Core Mats, RCM), contenenti carbone attivo o organoclay. La sperimentazione, condotta presso il Laboratorio di Chimica e Tecnologie Ambientali (LCTA) del Politecnico di Bari, ha previsto l'esecuzione di test di trattabilità in colonna su sedimenti marini del S.I.N. di Taranto, contaminati da metalli (As, Hg, Pb, Cu, etc.), Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) e Policlorobifenili (PCB). I test in colonna, eseguiti sotto differenti condizioni idrauliche, hanno permesso di studiare la migrazione degli inquinanti dal sedimento alla colonna d'acqua e di valutare l'efficienza del sistema di contenimento/trattamento proposto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.