Comprendere l’essenza connettiva della morfologia urbana e delle forme edilizie di un nucleo antico di Puglia è avventura problematica. Descrivere la realtà complessa di una città antica in maniera da farne comprendere le sostanze di forma, di uso, di struttura, di materiali, è vicenda alquanto difficoltosa, è un fattore culturale ad ampissimo spettro. Per studiare il nucleo urbano di una città e focalizzare un discorso sufficiente ad oltrepassare quanto è già stato scritto, bisogna considerare che i suoi caratteri non sono espressi dalle componenti monumentali, bensì risultano conformati anche dalla continuità ambientale che, costruita con la successione di tutti quegli anditi architettonici che la compongono formano un organismo omogeneo e pulsante che cresce nella sua interezza. Si tratta, a ben osservare, di una continuità ambientale ottenuta mediante la rinuncia a qualsiasi esibizione formale, pur mostrando una uniformità satura di varietà, ed è questo l’attributo qualificante di tutti i nuclei antichi di Puglia. Le forme peculiari di un ambiente antico vanno ricercate nelle immagini che presentano singolarità ed interesse e, soprattutto, nelle strutture urbane che contengono messaggi eterogenei trascurati da altri lettori, specie quando commettono o fanno da contorno alle grandi architetture. La scrittura edilizia ed urbanistica, che si pone come decifrazione di un montaggio scenico, realizzato durante diversi secoli, deve essere strumento di identificazione e di comunicatività non solo degli spazi architettonici ed urbani ma anche delle riflessioni degli artefici e dei commentatori che ne hanno realizzato delle critiche e che ci hanno preceduto. Pertanto, tale narratività dovrebbe trascurare i concetti usuali già esternati, per approssimarsi ad idee diverse, possibilmente ad una linearità come mezzo di interpretazione. Infatti una città è opera alquanto complessa, ma ciò che si differenzia ancor più sono i contenuti della sua porzione antica, il suo ceppo iniziale. Si tratta dell’insieme delle opere detentrici della nomenclatura di quel luogo, nonché differenziate dall’implicanza di contenere categorie artistiche, ossia opere ed edifici realizzati con una diversità dei linguaggi di redazione. Tale diversità è determinata in genere dal valore che i suoi vari addendi occupano nell’ordine dei fatti della storia, anzi nell’ordine della storia dell’Arte e dell’Urbanistica vera e propria. La gradualità del livello di appartenenza alla categoria artistica delle componenti di un nucleo urbano antico, è contrassegnata principalmente dal rispetto che, nel tempo, i suoi gestori hanno avuto in qualità di fruitori per farli diventare o non diventare argomenti che rientrano nel sistema della significazione artistica dell’Italia e quindi del mondo. Sotto tale aspetto molti dei livelli di pluralità interpretativi e dei valori, se effettuati da personalità preparate scientificamente, tendono a coincidere, quindi l’intero nucleo urbano diventa: patrimonio della collettività. Una lettura di questo repertorio urbano è stata, in passato, effettuata dall’architetto Giovanni Mongiello, il quale, completato l’impegno di Soprintendente ai Monumenti della Puglia e Basilicata, iniziò a riordinare il cospicuo materiale rinvenuto dalle indagini e dalle riflessioni che aveva redatto e annotato nell’ambito dei sopralluoghi agli antichi manufatti per procrastinarne la sussistenza. Con quegli appunti pubblicò nel 1970 “Bitonto nella Storia e nell’Arte”, un saggio che diagnosticava, in maniera diversa, quesiti e requisiti delle peculiarità contenute nel nucleo antico della sua città natale, Bitonto. In questa sede si vogliono analizzare le visualizzazioni antiche del nucleo storico di questa città per confrontare le trasformazioni avvenute nel tempo. In merito Giulio Carlo Argan osservava, giustamente, che le rappresentazioni visive non sono registrazioni passive dei materiali osservati, bensì costituiscono impegni attivi delle menti che li elaborano: “ciò che caratterizza il pensiero visuale, quale che sia il suo livello, è la sua intraducibilità in parole, pensare esige immagini e le immagini contengono pensiero (1975, p. 69). Vi è inoltre da constatare che la “figurazione” è il più idoneo elemento di congiunzione tra generazioni, anche se distano millenni, mentre Karl Schlogel ritiene che “nella storia dell’uomo la cartografia conta almeno quanto la cronologia, lo spazio conta almeno quanto il tempo. Scrivere storia significa dare alle date la loro fisionomia in specie se supportata da rappresentazioni” (2009). Per quanto attiene al nucleo urbano antico di Bitonto, ad oggi, si conoscono come visualizzazioni prevalenti, una serie di preziose rappresentazioni grafiche, nonché alcune espressioni pittoriche nelle quali risultano delineate le particolari fisionomie che la città ha evidenziato nel tempo. A questa particolare vicenda ha contribuito, soprattutto, quella specifica componente culturale che, nel periodo Rinascimentale, manifestò l’intenzione di documentare l’assetto e l’aspetto che alcune città di puglia detenevano in quell’epoca. Tra queste rappresentazioni rivestono notevole importanza le immagini assonometriche che visualizzano dall’alto le antiche articolazioni dei nostri nuclei urbani.
Indagini sul nucleo antico di Bitonto / Mongiello, G.. - STAMPA. - (2018). [10.4475/868]
Indagini sul nucleo antico di Bitonto
Mongiello, G.
2018-01-01
Abstract
Comprendere l’essenza connettiva della morfologia urbana e delle forme edilizie di un nucleo antico di Puglia è avventura problematica. Descrivere la realtà complessa di una città antica in maniera da farne comprendere le sostanze di forma, di uso, di struttura, di materiali, è vicenda alquanto difficoltosa, è un fattore culturale ad ampissimo spettro. Per studiare il nucleo urbano di una città e focalizzare un discorso sufficiente ad oltrepassare quanto è già stato scritto, bisogna considerare che i suoi caratteri non sono espressi dalle componenti monumentali, bensì risultano conformati anche dalla continuità ambientale che, costruita con la successione di tutti quegli anditi architettonici che la compongono formano un organismo omogeneo e pulsante che cresce nella sua interezza. Si tratta, a ben osservare, di una continuità ambientale ottenuta mediante la rinuncia a qualsiasi esibizione formale, pur mostrando una uniformità satura di varietà, ed è questo l’attributo qualificante di tutti i nuclei antichi di Puglia. Le forme peculiari di un ambiente antico vanno ricercate nelle immagini che presentano singolarità ed interesse e, soprattutto, nelle strutture urbane che contengono messaggi eterogenei trascurati da altri lettori, specie quando commettono o fanno da contorno alle grandi architetture. La scrittura edilizia ed urbanistica, che si pone come decifrazione di un montaggio scenico, realizzato durante diversi secoli, deve essere strumento di identificazione e di comunicatività non solo degli spazi architettonici ed urbani ma anche delle riflessioni degli artefici e dei commentatori che ne hanno realizzato delle critiche e che ci hanno preceduto. Pertanto, tale narratività dovrebbe trascurare i concetti usuali già esternati, per approssimarsi ad idee diverse, possibilmente ad una linearità come mezzo di interpretazione. Infatti una città è opera alquanto complessa, ma ciò che si differenzia ancor più sono i contenuti della sua porzione antica, il suo ceppo iniziale. Si tratta dell’insieme delle opere detentrici della nomenclatura di quel luogo, nonché differenziate dall’implicanza di contenere categorie artistiche, ossia opere ed edifici realizzati con una diversità dei linguaggi di redazione. Tale diversità è determinata in genere dal valore che i suoi vari addendi occupano nell’ordine dei fatti della storia, anzi nell’ordine della storia dell’Arte e dell’Urbanistica vera e propria. La gradualità del livello di appartenenza alla categoria artistica delle componenti di un nucleo urbano antico, è contrassegnata principalmente dal rispetto che, nel tempo, i suoi gestori hanno avuto in qualità di fruitori per farli diventare o non diventare argomenti che rientrano nel sistema della significazione artistica dell’Italia e quindi del mondo. Sotto tale aspetto molti dei livelli di pluralità interpretativi e dei valori, se effettuati da personalità preparate scientificamente, tendono a coincidere, quindi l’intero nucleo urbano diventa: patrimonio della collettività. Una lettura di questo repertorio urbano è stata, in passato, effettuata dall’architetto Giovanni Mongiello, il quale, completato l’impegno di Soprintendente ai Monumenti della Puglia e Basilicata, iniziò a riordinare il cospicuo materiale rinvenuto dalle indagini e dalle riflessioni che aveva redatto e annotato nell’ambito dei sopralluoghi agli antichi manufatti per procrastinarne la sussistenza. Con quegli appunti pubblicò nel 1970 “Bitonto nella Storia e nell’Arte”, un saggio che diagnosticava, in maniera diversa, quesiti e requisiti delle peculiarità contenute nel nucleo antico della sua città natale, Bitonto. In questa sede si vogliono analizzare le visualizzazioni antiche del nucleo storico di questa città per confrontare le trasformazioni avvenute nel tempo. In merito Giulio Carlo Argan osservava, giustamente, che le rappresentazioni visive non sono registrazioni passive dei materiali osservati, bensì costituiscono impegni attivi delle menti che li elaborano: “ciò che caratterizza il pensiero visuale, quale che sia il suo livello, è la sua intraducibilità in parole, pensare esige immagini e le immagini contengono pensiero (1975, p. 69). Vi è inoltre da constatare che la “figurazione” è il più idoneo elemento di congiunzione tra generazioni, anche se distano millenni, mentre Karl Schlogel ritiene che “nella storia dell’uomo la cartografia conta almeno quanto la cronologia, lo spazio conta almeno quanto il tempo. Scrivere storia significa dare alle date la loro fisionomia in specie se supportata da rappresentazioni” (2009). Per quanto attiene al nucleo urbano antico di Bitonto, ad oggi, si conoscono come visualizzazioni prevalenti, una serie di preziose rappresentazioni grafiche, nonché alcune espressioni pittoriche nelle quali risultano delineate le particolari fisionomie che la città ha evidenziato nel tempo. A questa particolare vicenda ha contribuito, soprattutto, quella specifica componente culturale che, nel periodo Rinascimentale, manifestò l’intenzione di documentare l’assetto e l’aspetto che alcune città di puglia detenevano in quell’epoca. Tra queste rappresentazioni rivestono notevole importanza le immagini assonometriche che visualizzano dall’alto le antiche articolazioni dei nostri nuclei urbani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.