Rimozioni, aggiunte e reintegrazioni nel restauro di edifici storici. Due casi di studio in Terra d'Otranto

The didactic experiences gained around two case studies in the Terra d'Otranto, the castles of Massafra and Tutino in Tricase, offer the opportunity to propose a reflection on some of the most debated issues of a theoretical nature in the field of restoration, i.e. : the conservation problems of the ancient material that substantiates the architectural works and the revealing problems which include the reintegration of the gaps and the removal of the additions. To the latter Cesare Brandi had attributed an exceptional character since, by definition, it is an irreversible act and does not document itself. It is a risky critical selection against the palimpsest of signs of which a historic building bears, which, according to the opinion of those who are in favor of an easy removal, involves the return of the authentic work. The castles examined are two emblematic cases that recognize common spatial and constructive origins and characteristics, but which at the same time take on singular connotations according to the specificity of the place in which they arise, the historical events and the different artistic personalities who contributed to their creation and transformation . They are paradigmatic examples also from the point of view of pluristratification since over time the additions, like the subtractions, have varied the original nucleus by continuously reinterpreting it up to transforming it into a palimpsest which confronts the restorer with problematic choices, especially when it comes to reintegrating gaps and/or remove additions. To address the issue, restoration cannot disregard the historical synthesis, i.e. from that interpretative act which makes use of the tools of direct and philological-documentary investigation capable of shedding light on the configuration of the building over time, dating the individual architectural elements, establish a chronology of the main construction phases. The historical synthesis is in itself a proposal that implies critical evaluations and operational choices. The same identification of the construction phases creates the premises for tackling the design nodes mentioned above: the reconstitution of those lost passages through an interpretative act, provided that the intervention on the material and figurative level is recognizable and the elimination of parts deemed devoid of any value or detrimental to the expressive unity of the work.

Le esperienze didattiche maturate intorno a due casi di studio in Terra d’Otranto, i castelli di Massafra e di Tutino a Tricase, offrono l’occasione per proporre una riflessione su alcune tra le più dibattute questioni di natura teorica nel campo del restauro, ovvero: i problemi conservativi della materia antica che sostanzia le opere architettoniche e i problemi rivelativi nei quali rientrano la reintegrazione delle lacune e la rimozione delle aggiunte. A quest’ultima Cesare Brandi aveva attribuito un carattere eccezionale in quanto, per definizione, essa è un atto irreversibile e non documenta se stessa. Si tratta di una rischiosa selezione critica nei confronti del palinsesto dei segni di cui un edificio storico è portatore, che, secondo l’opinione di chi è favorevole ad una facile rimozione, comporta la restituzione dell’opera autentica. I castelli esaminati sono due casi emblematici che riconoscono origini e caratteristiche comuni spaziali e costruttive, ma che al tempo stesso assumono connotati singolari in funzione della specificità del luogo in cui sorgono, delle vicende storiche e delle diverse personalità artistiche che contribuirono alla loro realizzazione e trasformazione. Sono esempi paradigmatici anche dal punto di vista della pluristratificazione poiché nel tempo le aggiunte, al pari delle sottrazioni, hanno variato il nucleo originario reinterpretandolo continuamene fino a tramutarlo in un palinsesto che pone il restauratore di fronte a scelte problematiche, soprattutto quando si tratta di reintegrare le lacune e/o rimuovere le aggiunte. Per affrontare la questione, il restauro non può prescindere dalla sintesi storica, cioè da quell’atto interpretativo che si avvale degli strumenti dell’indagine diretta e filologico-documentaria capaci di far luce sulla configurazione dell’edificio nel corso del tempo, datare i singoli elementi architettonici, stabilire una cronologia delle principali fasi costruttive. La sintesi storica è di per sé un atto propositivo che implica valutazioni critiche e scelte operative. La stessa identificazione delle fasi costruttive crea le premesse per affrontare i nodi progettuali sopra citati: la ricostituzione di quei passaggi perduti attraverso un atto interpretativo, a patto che sia riconoscibile l’intervento sul piano materiale e figurativo e l’eliminazione di parti ritenute prive di ogni valore o lesive dell’unità espressiva dell’opera.