Ampiamente dibattuta è la vicenda costruttiva di San Giovanni al Sepolcro a Brindisi che, fra tutte le copie esistenti in Italia, seppure a scala diversa, è una fra le riproduzioni più fedeli della Rotonda dell’Anastasis di Gerusalemme. Menzionata per la prima volta nel 1128 fra i possedimenti dell’Ordine dei Canonici Regolari del Santo Sepolcro, è un edificio a pianta centrale con un circuito di otto colonne, su cui s’impostano archi a sesto irregolare, che ritmano lo spazio fra la rotonda centrale (con copertura conica emergente), e il deambulacro (con tetto ad unica falda). La singolarità della composizione sta nella parete rettilinea posta ad oriente che, intercettando due delle otto colonne, interrompe il giro del peribolo. Il muro piano accoglie, ricavate nello spessore murario, due piccole absidi laterali a sezione semicircolare ed una nicchia centrale a sezione quadrangolare, che è l’esito della riduzione di un’abside centrale demolita. Ad ogni colonna, fatta eccezione per le due tagliate dal muro piano, corrisponde una semicolonna sul giro interno deal muro d’ambito, con la particolarità che gli archi-diaframma di collegamento fra colonne e semicolonne giacciono su piani convergenti in un polo eccentrico. Tre sono i portali di accesso, posti rispettivamente a Nord, Sud ed Ovest, di cui uno (quello meridionale) ora è tamponato. L’impostazione planimetrica generale, l’addossamento di due colonne alla parete piana ad esse tangente, le tre absidi, la disposizione dell’abside e degli accessi sugli assi Nord-Sud / Est-Ovest, l’eccentricità del polo, sono tutti elementi che rendono credibile una diretta derivazione della chiesa di san Giovanni dallo schema compositivo dell’Anastasis di Gerusalemme. Il modello d’ispirazione per la chiesa brindisina è l’edificio gerosolimitano nella versione ricostruita per volontà dell’imperatore bizantino Costantino Monomaco fra il 1042 e il 1048, che ridimensiona il primo complesso costantiniano edificato fra il 326 e il 336. Come provato da indizi materiali emersi da saggi di scavo archeologico, il primo complesso era costituito dalla successione di edifici contigui, disposti lungo un asse orientato da est ad ovest: un atrio, una basilica martiriale a cinque navate, una corte porticata (il cosiddetto Triportico), una rotonda-mausoleo (la cosiddetta Anastasis) dotata di una parete rettilinea sul lato est, con deambulatorio a dodici colonne ed un’edicola all’interno dell’Anastasis, ma eccentrica, posta a copertura del sepolcro di Cristo. Il riferimento per il san Giovanni al Sepolcro di Brindisi è proprio la riedizione bizantina, successiva alla distruzione dell’originario complesso ordinata nel 1009 dal califfo al-Hakim, dove la Rotonda diventa il fulcro del complesso, privato della basilica martiriale che si decide di non riedificare. È plausibile che l’immagine della Rotonda memorizzata dai pellegrini di ritorno dalla Terra Santa, fosse quella isolata, antecedente al 1149 (in seguito la parete rettilinea viene demolita dai crociati allo scopo di mettere in comunicazione l’Anastasis con il nuovo chorus dominorum). Tali acquisizioni sembrano dirimere ogni dubbio circa la tesi secondo cui il san Giovanni di Brindisi sarebbe stato il risultato di un’errata interpretazione o di un’infedele ricostruzione dell’antica Rotonda gerosolimitana ritenuta, prima delle recenti acquisizioni, perfettamente circolare. È anche assodato che la costruzione brindisina è il risultato di un progetto compiuto unitario e coerente realizzato in un'unica fase. Lo dimostrano sia la mancanza di cesure sui muri perimetrali, sia la continuità costruttiva dei muri in elevato con le fondazioni che poggiano su un substrato archeologico costituito da consistenti tracce di una domus romana di età imperiale, tuttora ispezionabili, e rinvenute a seguito di estesi scavi intrapresi fra il 1993 e il 1995.
San Giovanni al Sepolcro a Brindisi. Un caso paradigmatico di derivazione
DE CADILHAC, R.
2020-01-01
Abstract
Ampiamente dibattuta è la vicenda costruttiva di San Giovanni al Sepolcro a Brindisi che, fra tutte le copie esistenti in Italia, seppure a scala diversa, è una fra le riproduzioni più fedeli della Rotonda dell’Anastasis di Gerusalemme. Menzionata per la prima volta nel 1128 fra i possedimenti dell’Ordine dei Canonici Regolari del Santo Sepolcro, è un edificio a pianta centrale con un circuito di otto colonne, su cui s’impostano archi a sesto irregolare, che ritmano lo spazio fra la rotonda centrale (con copertura conica emergente), e il deambulacro (con tetto ad unica falda). La singolarità della composizione sta nella parete rettilinea posta ad oriente che, intercettando due delle otto colonne, interrompe il giro del peribolo. Il muro piano accoglie, ricavate nello spessore murario, due piccole absidi laterali a sezione semicircolare ed una nicchia centrale a sezione quadrangolare, che è l’esito della riduzione di un’abside centrale demolita. Ad ogni colonna, fatta eccezione per le due tagliate dal muro piano, corrisponde una semicolonna sul giro interno deal muro d’ambito, con la particolarità che gli archi-diaframma di collegamento fra colonne e semicolonne giacciono su piani convergenti in un polo eccentrico. Tre sono i portali di accesso, posti rispettivamente a Nord, Sud ed Ovest, di cui uno (quello meridionale) ora è tamponato. L’impostazione planimetrica generale, l’addossamento di due colonne alla parete piana ad esse tangente, le tre absidi, la disposizione dell’abside e degli accessi sugli assi Nord-Sud / Est-Ovest, l’eccentricità del polo, sono tutti elementi che rendono credibile una diretta derivazione della chiesa di san Giovanni dallo schema compositivo dell’Anastasis di Gerusalemme. Il modello d’ispirazione per la chiesa brindisina è l’edificio gerosolimitano nella versione ricostruita per volontà dell’imperatore bizantino Costantino Monomaco fra il 1042 e il 1048, che ridimensiona il primo complesso costantiniano edificato fra il 326 e il 336. Come provato da indizi materiali emersi da saggi di scavo archeologico, il primo complesso era costituito dalla successione di edifici contigui, disposti lungo un asse orientato da est ad ovest: un atrio, una basilica martiriale a cinque navate, una corte porticata (il cosiddetto Triportico), una rotonda-mausoleo (la cosiddetta Anastasis) dotata di una parete rettilinea sul lato est, con deambulatorio a dodici colonne ed un’edicola all’interno dell’Anastasis, ma eccentrica, posta a copertura del sepolcro di Cristo. Il riferimento per il san Giovanni al Sepolcro di Brindisi è proprio la riedizione bizantina, successiva alla distruzione dell’originario complesso ordinata nel 1009 dal califfo al-Hakim, dove la Rotonda diventa il fulcro del complesso, privato della basilica martiriale che si decide di non riedificare. È plausibile che l’immagine della Rotonda memorizzata dai pellegrini di ritorno dalla Terra Santa, fosse quella isolata, antecedente al 1149 (in seguito la parete rettilinea viene demolita dai crociati allo scopo di mettere in comunicazione l’Anastasis con il nuovo chorus dominorum). Tali acquisizioni sembrano dirimere ogni dubbio circa la tesi secondo cui il san Giovanni di Brindisi sarebbe stato il risultato di un’errata interpretazione o di un’infedele ricostruzione dell’antica Rotonda gerosolimitana ritenuta, prima delle recenti acquisizioni, perfettamente circolare. È anche assodato che la costruzione brindisina è il risultato di un progetto compiuto unitario e coerente realizzato in un'unica fase. Lo dimostrano sia la mancanza di cesure sui muri perimetrali, sia la continuità costruttiva dei muri in elevato con le fondazioni che poggiano su un substrato archeologico costituito da consistenti tracce di una domus romana di età imperiale, tuttora ispezionabili, e rinvenute a seguito di estesi scavi intrapresi fra il 1993 e il 1995.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.