Nell’ambito del sistema dei fari del Basso Tirreno / Ionio Occidentale, costituito dai fari di Capo Bonifati, Paola, Capo Suvero, Vibo Marina, Capo Vaticano e Strombolicchio (costa tirrenica) e dai fari di Punta Alice, Crotone, Capo Colonna, Capo Rizzuto e Punta Stilo (costa ionica), il Faro di Punta Colonna, a 12 km a sud di Crotone, è inserito all’interno del Parco Archeologico del promontorio di Capo Colonna, accanto al santuario greco dedicato alla dea Hera Lacinia (sec. VII-III a.C.). Il Faro, progettato nel 1865 dall’Ing. Cesare Martin e attivato nel 1873, è un faro marittimo ad ottica rotante ancora funzionante, alto 22 metri, di tipologia a torre su costruzione a due piani fuori terra. Costituisce un importante episodio di architettura perché definisce, assieme agli insediamenti archeologici greci e romani e alla dimensione del paesaggio costiero e dell’interna macchia mediterranea un unicum storico-ambientale che basa la sua valenza culturale su tre principali condizioni: la prima, tipologico insediativa, fondata sul rapporto tra i vari elementi antropici con la morfologia del promontorio da un lato e con il tracciato della Via Sacra dall’altro; la seconda, morfologico-semiotica, data dal ‘dialogo’ analogico tra il segno verticale della torre del faro e quello della colonna greca, iconico frammento dell’antico tempio; la terza, semantico-simbolica, data dal ruolo di protezione, segnalazione e predizione, rispettivamente dell’insenatura del promontorio, della luce del Faro e delle rivelazioni dell’antico oracolo. Il Complesso di Capo Colonna, nonostante il pressoché recente intervento di costruzione del nuovo Museo e dei percorsi di visita, in relazione al suo enorme potenziale storico-architettonico e paesaggistico-ambientale, si trova oggi in una condizione di ‘emergenza’ socio-culturale, per superare la quale si rende necessaria una strategia di gestione che punti su una maggiore integrazione con i cicli di vita del territorio e una più efficace connessione tra il ‘percorso dei fari’ ed il sistema degli insediamenti archeologici della regione.
Archeologia e Architettura dei fari. Il faro nel parco archeologico di Capo Colonne a Crotone / Bagnato, Vincenzo Paolo. - STAMPA. - (2019), pp. 74-79. (Intervento presentato al convegno Primo Convegno Nazionale per un Cammino dei Fari Italiani tenutosi a Bari nel 28 settembre 2018).
Archeologia e Architettura dei fari. Il faro nel parco archeologico di Capo Colonne a Crotone
Bagnato, Vincenzo Paolo
2019-01-01
Abstract
Nell’ambito del sistema dei fari del Basso Tirreno / Ionio Occidentale, costituito dai fari di Capo Bonifati, Paola, Capo Suvero, Vibo Marina, Capo Vaticano e Strombolicchio (costa tirrenica) e dai fari di Punta Alice, Crotone, Capo Colonna, Capo Rizzuto e Punta Stilo (costa ionica), il Faro di Punta Colonna, a 12 km a sud di Crotone, è inserito all’interno del Parco Archeologico del promontorio di Capo Colonna, accanto al santuario greco dedicato alla dea Hera Lacinia (sec. VII-III a.C.). Il Faro, progettato nel 1865 dall’Ing. Cesare Martin e attivato nel 1873, è un faro marittimo ad ottica rotante ancora funzionante, alto 22 metri, di tipologia a torre su costruzione a due piani fuori terra. Costituisce un importante episodio di architettura perché definisce, assieme agli insediamenti archeologici greci e romani e alla dimensione del paesaggio costiero e dell’interna macchia mediterranea un unicum storico-ambientale che basa la sua valenza culturale su tre principali condizioni: la prima, tipologico insediativa, fondata sul rapporto tra i vari elementi antropici con la morfologia del promontorio da un lato e con il tracciato della Via Sacra dall’altro; la seconda, morfologico-semiotica, data dal ‘dialogo’ analogico tra il segno verticale della torre del faro e quello della colonna greca, iconico frammento dell’antico tempio; la terza, semantico-simbolica, data dal ruolo di protezione, segnalazione e predizione, rispettivamente dell’insenatura del promontorio, della luce del Faro e delle rivelazioni dell’antico oracolo. Il Complesso di Capo Colonna, nonostante il pressoché recente intervento di costruzione del nuovo Museo e dei percorsi di visita, in relazione al suo enorme potenziale storico-architettonico e paesaggistico-ambientale, si trova oggi in una condizione di ‘emergenza’ socio-culturale, per superare la quale si rende necessaria una strategia di gestione che punti su una maggiore integrazione con i cicli di vita del territorio e una più efficace connessione tra il ‘percorso dei fari’ ed il sistema degli insediamenti archeologici della regione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.