Il contributo affronta il tema del rapporto tra città e patrimonio archeologico. Esso si focalizzerà, in particolare, sulla questione delle piccole aree archeologiche in contesti urbani fortemente consolidati e stratificati e sulla individuazione di principi e tecniche di intervento finalizzati a stabilire nuovi possibili ordini capaci di conferire significato alla rovina, interpretando la sua presenza e costruendo il suo spazio nel contesto di appartenenza. Lo farà assumendo il caso di studio paradigmatico dell’area del tempio greco nella città vecchia di Taranto, una ‘finestra’ aperta nel suolo che rivela il palinsesto delle stratificazioni dei differenti tempi e forme della città, da quella greca a quella medievale. L’attuale condizione dell’area è quella di uno spazio urbano irrisolto, un vuoto senza forma e proporzioni incapace di definire tra gli elementi presenti relazioni significative, corrispondenti al loro valore. Una condizione di ‘sospensione’ (in sé ‘affascinante’) e di provvisorietà associata, purtroppo, ad uno stato di abbandono e degrado, esaltato dalla presenza di un recinto che separa l’area dalla città, impedendone la fruizione e l’integrazione. Si tratta, pertanto, di un’area di crisi della forma urbana, percepita come un’area ‘patologica’ piuttosto che come un’area ‘monumentale’ della città. Una condizione di crisi (morfologica e spaziale) che non può essere risolta attraverso un intervento di “sistemazione d’area” ma attraverso un progetto capace di ri-stabilire un ordine possibile tra le cose. Un progetto di ‘ri-costruzione’ della forma urbana e ridefinizione dello spazio che richiede la comprensione del valore e del significato della presenza della rovina nella città, senza pregiudizi ideologici. Un progetto basato su una rinnovata idea di rovina, intesa come ‘risorsa’ per la forma architettonica e urbana piuttosto che come una intoccabile ‘reliquia’ da preservare. Un’idea che recupera la ‘virtualità’ della rovina, cioè, la sua capacità legata alla sua incompiutezza di suggerire nuove forme e relazioni spaziali, evocando non solo la sua forma originaria e quella delle architetture del suo stesso tipo ma anche altre forme così come altre spazialità. Attraverso l’illustrazione di alcuni progetti, il contributo esplorerà questa modalità di concepire il rapporto tra la rovina ed il suo contesto (in questo caso urbano), una modalità tesa a ricollocare la rovina in una nuova condizione, connotata da un sistema di relazioni formali e spaziali capaci di restituirgli senso e valore, esaltandola piuttosto che svilendola.

Costruire lo spazio della rovina

Francesco Defilippis
2019-01-01

Abstract

Il contributo affronta il tema del rapporto tra città e patrimonio archeologico. Esso si focalizzerà, in particolare, sulla questione delle piccole aree archeologiche in contesti urbani fortemente consolidati e stratificati e sulla individuazione di principi e tecniche di intervento finalizzati a stabilire nuovi possibili ordini capaci di conferire significato alla rovina, interpretando la sua presenza e costruendo il suo spazio nel contesto di appartenenza. Lo farà assumendo il caso di studio paradigmatico dell’area del tempio greco nella città vecchia di Taranto, una ‘finestra’ aperta nel suolo che rivela il palinsesto delle stratificazioni dei differenti tempi e forme della città, da quella greca a quella medievale. L’attuale condizione dell’area è quella di uno spazio urbano irrisolto, un vuoto senza forma e proporzioni incapace di definire tra gli elementi presenti relazioni significative, corrispondenti al loro valore. Una condizione di ‘sospensione’ (in sé ‘affascinante’) e di provvisorietà associata, purtroppo, ad uno stato di abbandono e degrado, esaltato dalla presenza di un recinto che separa l’area dalla città, impedendone la fruizione e l’integrazione. Si tratta, pertanto, di un’area di crisi della forma urbana, percepita come un’area ‘patologica’ piuttosto che come un’area ‘monumentale’ della città. Una condizione di crisi (morfologica e spaziale) che non può essere risolta attraverso un intervento di “sistemazione d’area” ma attraverso un progetto capace di ri-stabilire un ordine possibile tra le cose. Un progetto di ‘ri-costruzione’ della forma urbana e ridefinizione dello spazio che richiede la comprensione del valore e del significato della presenza della rovina nella città, senza pregiudizi ideologici. Un progetto basato su una rinnovata idea di rovina, intesa come ‘risorsa’ per la forma architettonica e urbana piuttosto che come una intoccabile ‘reliquia’ da preservare. Un’idea che recupera la ‘virtualità’ della rovina, cioè, la sua capacità legata alla sua incompiutezza di suggerire nuove forme e relazioni spaziali, evocando non solo la sua forma originaria e quella delle architetture del suo stesso tipo ma anche altre forme così come altre spazialità. Attraverso l’illustrazione di alcuni progetti, il contributo esplorerà questa modalità di concepire il rapporto tra la rovina ed il suo contesto (in questo caso urbano), una modalità tesa a ricollocare la rovina in una nuova condizione, connotata da un sistema di relazioni formali e spaziali capaci di restituirgli senso e valore, esaltandola piuttosto che svilendola.
2019
Il progetto di architettura come intersezione di saperi. Per una nozione rinnovata di Patrimonio. VIII Forum ProArch
978-88-909054-9-0
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11589/195939
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