Molte delle città che abitiamo - quelle del Mezzogiorno d’Italia e più in generale quelle del Mediterraneo - risalgono a una fondazione antica, e la loro forma è il frutto di una stratificazione millenaria, evidente già dalla stessa presenza, al loro interno, di rovine archeologiche. La condizione dei luoghi in cui le rovine si presentano è riferibile, quasi ovunque, a quella del palinsesto: a una determinata interpretazione formale offerta in un tempo antico se ne sono sovrapposte altre, in tempi successivi e secondo temi diversi, a volte anche in modo conflittuale o contraddittorio. Altrettanto frequentemente, tuttavia, le rovine archeologiche si presentano in questi luoghi come ‘straniate’, se non persino ‘estranee’ rispetto alle successive ‘riscritture’ del luogo, rappresentando vere e proprie ‘lacune’ della forma che depauperano al contempo il significato delle stesse rovine e la qualità dei luoghi in cui queste si situano. Chiara, a fronte di questa condizione, è dunque la necessità di individuare possibili tecniche per il progetto dei luoghi dell’archeologia all’interno della città ‘stratificata’ del Mediterraneo, che conferiscano valore formale ed estetico alla loro stratificazione, aspirando a stabilire un nuovo, possibile ordine, attraverso la definizione di una rinnovata unità dialettica tra le diverse ‘riscritture’ succedutesi nel tempo. La città di Taranto, costruita dal Medioevo fino al Novecento sul sedime della greca Tàras e della Tarentum romana, costituisce da questo punto di vista un esemplare campo di sperimentazione progettuale, che vede un significativo ambito di intervento nell’area occupata dai resti del cosiddetto Tempio Dorico.
Rovine e spazio urbano. Progetti per la città antica di Taranto / Nitti, Antonio (CITTÀ E PAESAGGI MERIDIANI). - In: Villa Jovis : architettura e paesaggi dell'archeologia / [a cura di] Renato Capozzi, Gaetano Fusco, Federica Visconti. - STAMPA. - Firenze : AIÓN, 2019. - ISBN 978-88-98262-88-5. - pp. 90-94
Rovine e spazio urbano. Progetti per la città antica di Taranto
Antonio Nitti
2019-01-01
Abstract
Molte delle città che abitiamo - quelle del Mezzogiorno d’Italia e più in generale quelle del Mediterraneo - risalgono a una fondazione antica, e la loro forma è il frutto di una stratificazione millenaria, evidente già dalla stessa presenza, al loro interno, di rovine archeologiche. La condizione dei luoghi in cui le rovine si presentano è riferibile, quasi ovunque, a quella del palinsesto: a una determinata interpretazione formale offerta in un tempo antico se ne sono sovrapposte altre, in tempi successivi e secondo temi diversi, a volte anche in modo conflittuale o contraddittorio. Altrettanto frequentemente, tuttavia, le rovine archeologiche si presentano in questi luoghi come ‘straniate’, se non persino ‘estranee’ rispetto alle successive ‘riscritture’ del luogo, rappresentando vere e proprie ‘lacune’ della forma che depauperano al contempo il significato delle stesse rovine e la qualità dei luoghi in cui queste si situano. Chiara, a fronte di questa condizione, è dunque la necessità di individuare possibili tecniche per il progetto dei luoghi dell’archeologia all’interno della città ‘stratificata’ del Mediterraneo, che conferiscano valore formale ed estetico alla loro stratificazione, aspirando a stabilire un nuovo, possibile ordine, attraverso la definizione di una rinnovata unità dialettica tra le diverse ‘riscritture’ succedutesi nel tempo. La città di Taranto, costruita dal Medioevo fino al Novecento sul sedime della greca Tàras e della Tarentum romana, costituisce da questo punto di vista un esemplare campo di sperimentazione progettuale, che vede un significativo ambito di intervento nell’area occupata dai resti del cosiddetto Tempio Dorico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.