Sin dai trattati settecenteschi e dalla teorizzazione dello “stile”, la teoria dell'architettura ha sviluppato un rapporto dialettico tra linguaggio, struttura e materiale che si è articolato a partire dalle prime architetture rinascimentali, ispirate all'opera degli antichi, fino alle opere eclettiche riferite a diversi stili ed epoche. Uno dei principali temi di questo linguaggio è legato all'alternanza tra “membrature” e "fondi" in un linguaggio di forme "portanti" e "portate" facendo riferimenti continui a morfologie e soprattutto cromie proprie dei materiali “propri” per l'una o per l'altra funzione. Sin dall'abbandono del progetto per il grande tribunale di Giulio II su progetto di Bramante, si rende evidente che la "verità" della struttura lapidea caratteristica delle opere degli antichi, non appartiene più al cantiere moderno. Ne deriva l'esigenza di scindere il linguaggio architettonico, con il suo codice cromatico, dall'uso reale dei materiali cui questo linguaggio faccia riferimento. L'arrivo in Italia delle traduzioni dei trattati di Quatremère de Quincy e di Marc-Antoine Laugier, e soprattutto con l’unificazione nazionale, molte delle architetture Rinascimentali e Neo-rinascimentali italiane cambiano le proprie cromie in omaggio ad un "più onesto" colore del materiale, ovvero verso l'ocra e rosso di tradizione sabauda: gli esempi più evidenti avvengono nella capitale, con la sostituzione delle cromie dei palazzi pontifici del quartiere rinascimento, e soprattutto sulla direttrice di corso Vittorio Emanuele II. Ma nelle province meridionalim spesso il tema cromatico delle superfici architettoniche talvolta sovrasta anche il valore del linguaggio formale cui le singole architetture appartengono.
Il colore nel restauro tra lessico di facciata e la verità dell'architettura. La nuova immagine monumentale della città di Bari / Martines, Giacomo; Cinelli, Mariagrazia. - ELETTRONICO. - (2020), pp. 109-116. (Intervento presentato al convegno 16. Conferenza del Colore, Bergamo 2020 tenutosi a Bergamo nel 3-4 settembre 2020).
Il colore nel restauro tra lessico di facciata e la verità dell'architettura. La nuova immagine monumentale della città di Bari
Giacomo Martines
;Mariagrazia Cinelli
2020-01-01
Abstract
Sin dai trattati settecenteschi e dalla teorizzazione dello “stile”, la teoria dell'architettura ha sviluppato un rapporto dialettico tra linguaggio, struttura e materiale che si è articolato a partire dalle prime architetture rinascimentali, ispirate all'opera degli antichi, fino alle opere eclettiche riferite a diversi stili ed epoche. Uno dei principali temi di questo linguaggio è legato all'alternanza tra “membrature” e "fondi" in un linguaggio di forme "portanti" e "portate" facendo riferimenti continui a morfologie e soprattutto cromie proprie dei materiali “propri” per l'una o per l'altra funzione. Sin dall'abbandono del progetto per il grande tribunale di Giulio II su progetto di Bramante, si rende evidente che la "verità" della struttura lapidea caratteristica delle opere degli antichi, non appartiene più al cantiere moderno. Ne deriva l'esigenza di scindere il linguaggio architettonico, con il suo codice cromatico, dall'uso reale dei materiali cui questo linguaggio faccia riferimento. L'arrivo in Italia delle traduzioni dei trattati di Quatremère de Quincy e di Marc-Antoine Laugier, e soprattutto con l’unificazione nazionale, molte delle architetture Rinascimentali e Neo-rinascimentali italiane cambiano le proprie cromie in omaggio ad un "più onesto" colore del materiale, ovvero verso l'ocra e rosso di tradizione sabauda: gli esempi più evidenti avvengono nella capitale, con la sostituzione delle cromie dei palazzi pontifici del quartiere rinascimento, e soprattutto sulla direttrice di corso Vittorio Emanuele II. Ma nelle province meridionalim spesso il tema cromatico delle superfici architettoniche talvolta sovrasta anche il valore del linguaggio formale cui le singole architetture appartengono.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.