Questo scritto è un dialogo con l’abbandono, un soggetto quest’ultimo con cui interagisco come se fosse un’immagine di noi stessi, cioè dell’urbanizzazione contemporanea e futura, riflessa in uno specchio. Quel riflesso ci interroga e ci induce a guardare sempre più da vicino i nessi, gli intrecci che lo legano a noi stessi e a riconoscerne i lineamenti e i caratteri anche “dal di dentro” senza dare nulla per scontato in ciò che appare. Il dialogo con l’immagine cerca di dipanare quella matassa di intrecci in ambiti diversi tra loro attraverso il coinvolgimento di sguardi altri: di coloro che hanno cercato di afferrarne le essenze o che hanno praticato l’abbandono o, ancora, che ne sono rimasti imbrigliati per scelta o per necessità. Attraverso il dialogo, l’abbandono non appare quindi come un qualcosa dai caratteri definiti e agganciabili a chiare matrici culturali. Esso non emerge come un qualcosa, un processo, che è soltanto visibile e localizzato in certi luoghi o ambiti. L’abbandono è, una pratica immanente, materiale e immateriale, e diffusa nella quotidianità, nelle piccole cose, nei gesti che ci induce a interpellare costantemente la conflittualità che inevitabilmente si sprigiona da esso per costruire narrazioni altre, relazionali e dialettiche, del divenire urbano.
Oltre l'abbandono: sguardi e voci sul futuro / Monno, Valeria (METODI DEL TERRITORIO). - In: Territori dell’abbandono : strategie di rigenerazione per contesti spaziali e sociali in crisi demografica / [a cura di] Giuseppe Onni, Paola Pittaluga. - STAMPA. - Milano : FrancoAngeli, 2020. - ISBN 978-88-351-0997-6. - pp. 17-34
Oltre l'abbandono: sguardi e voci sul futuro
Valeria Monno
2020-01-01
Abstract
Questo scritto è un dialogo con l’abbandono, un soggetto quest’ultimo con cui interagisco come se fosse un’immagine di noi stessi, cioè dell’urbanizzazione contemporanea e futura, riflessa in uno specchio. Quel riflesso ci interroga e ci induce a guardare sempre più da vicino i nessi, gli intrecci che lo legano a noi stessi e a riconoscerne i lineamenti e i caratteri anche “dal di dentro” senza dare nulla per scontato in ciò che appare. Il dialogo con l’immagine cerca di dipanare quella matassa di intrecci in ambiti diversi tra loro attraverso il coinvolgimento di sguardi altri: di coloro che hanno cercato di afferrarne le essenze o che hanno praticato l’abbandono o, ancora, che ne sono rimasti imbrigliati per scelta o per necessità. Attraverso il dialogo, l’abbandono non appare quindi come un qualcosa dai caratteri definiti e agganciabili a chiare matrici culturali. Esso non emerge come un qualcosa, un processo, che è soltanto visibile e localizzato in certi luoghi o ambiti. L’abbandono è, una pratica immanente, materiale e immateriale, e diffusa nella quotidianità, nelle piccole cose, nei gesti che ci induce a interpellare costantemente la conflittualità che inevitabilmente si sprigiona da esso per costruire narrazioni altre, relazionali e dialettiche, del divenire urbano.File | Dimensione | Formato | |
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