La netta convivenza tra solchi erosivi e centri urbani viene sancita dall’esistenza spazio-funzionale che interpreta l’unicità del paesaggio pugliese, in particolare nel case study del versante ionico occidentale, innescando una dimensione dialettica dalla Landscape Ecology. Le funzioni di Connessione (fisica) e Connettività (ecologica) sottendono le visioni della teoria delle Reti Ecologiche che sono entrate prepotentemente negli ultimi vent’anni all’interno delle discipline della pianificazione urbana e territoriale di tanti Piani Paesaggistici (secondo i dettami del Codice Urbani DLgs n.42/2004) non senza fraintendimenti e taluni determinismi. (D’Onghia V., Milella S., Pietrantonio P., 2018) La riforma culturale affrontata dal vigente Piano Paesaggistico Territoriale della Puglia (PPTR), adeguato al Codice dei Beni Culturali e del paesaggio affronta il tema ecologico in una dimensione paesistica pro-attiva, ricercando qualità e benessere nelle politiche di gestione del territorio. La pianificazione paesaggistica regionale oltre a descrivere un vasto Quadro di Conoscenze definito “Atlante del Patrimonio”, individua visioni strategiche per la valorizzazione e la riscoperta del territorio, elevando attraverso la Rete Ecologica Regionale, la qualità e la naturalità delle aree protette, della biodiversità, della flora e della fauna. La Rete Ecologica Regionale esaltata attraverso elaborati grafici riguardanti, la Rete della Biodiversità e lo Schema Direttore della Rete Polivalente, riproduce un valore di identità e di progetto di paesaggio. Da un lato la Rete della Biodiversità fornisce l’attuazione delle politiche e delle norme in materia di biodiversità e di conservazione della natura analizzando la distribuzione spaziale delle sensibilità ambientale rilevanti ai fini della conservazione della natura, mentre dall’altro lo Schema Direttore della Rete Polivalente, governa le relazioni ecosistemiche e gli aspetti paesaggistici, utilizzando elementi portanti della biodiversità, dando un aspetto rilevante alla qualità urbana, alla valorizzazione delle filiere agricole corte e alla connessione con i beni culturali. I complessi processi stratificati di naturalità presenti sul territorio regionale esprimono sistemi ambientali in grado di assicurare il mantenimento di numerose e significative popolazioni floro-faunistiche costituendo, il più delle volte, aree sorgenti per la nidificazione di popolazioni di specie. La salvaguardia di corridoi ecologici intesa come base di partenza per favorire una “nuova dialettica tra luoghi” nelle città vede la riconoscibilità della struttura di una rete di collegamento tra giuste relazioni funzionali nei confronti del territorio circostante. Una rete ad elevata naturalità nel territorio pugliese viene rappresentata dalla Terra delle Gravine con la Murgia del sud-est, un sistema articolato di compenetrazione dei solchi erosivi, di boschi, di macchia mediterranea, prati e pascoli, formazioni arbustive in evoluzione naturale, che determinano un patrimonio di grande rilevanza per la conservazione della biodiversità. Le Gravine, quindi, come veri e propri elementi di Connettività ecologica e di Connessione territoriale, che riscoprono un ruolo secolare avuto come penetranti del territorio interno della Puglia, pendoli costieri ad elevata naturalità in grado di connettere e mettere a sistema le risorse rurali-ambientali e storico-culturali attraverso la costituzione delle Rete Ecologica capace di definire una nuova “geografia fruitivo percettiva” del paesaggio regionale. Il patrimonio storico-culturale della Terra delle Gravine è senza dubbio uno dei più ricchi in Puglia: interi villaggi rupestri in cui la relazione eterotopica espressa dallo stratificato rapporto tra tessuto insediativo, spazio urbano e carattere geomorfologico delinea un ecomosaico eterogeneo e di complessa gestione. La descrizione del paesaggio rupestre individua una visione di connessione tra il Mar Ionio e la Murgia dei Trulli, tra la Capitale Europea della Cultura e l’Alta Murgia che non riguarda solo elementi fisici, ma l’intera trama paesaggistica definita da un patrimonio culturale racchiuso tra mare ed entroterra, tra storia e contemporaneità. La valorizzazione delle aree naturali e seminaturali all’interno della Rete Ecologica e delle aree principali vede l’incremento della valenza ecologica e il rafforzamento della connettività del sistema ambientale, contribuendo così a perseguire un obiettivo nella gestione del territorio per ridurre i frequenti processi di frammentazione del mosaico paesistico territoriale. I Corridors definiti tra le strutture ecopaesistiche dalla Landscape Ecology descrivono un equilibrato funzionamento della Rete Ecologica, garantendo la tutela della biodiversità e degli effetti positivi prodotti sugli habitat e sulle patch contermini oltre a svolgere la funzione di approvvigionamento e connessione tra ecosistemi. (Forman TT., Gordon, 1981) I corridoi ecologici multifunzionali come il case study delle Gravine, rappresentano un’ottica di integrazione di politiche di settore, ambientali, idrogeologiche, agroforestali, paesaggistiche, fruitive e turistiche per la creazione di una rete di sviluppo di servizi ecosistemici tra centri urbani, spazio rurale e matrice agricola. Un progetto di valorizzazione delle risorse ecologiche per il rilancio del territorio delle Gravine si colloca nella giusta interpretazione della cultura paesaggista, esprimendo le relazioni esistenti, l’eterogeneità e la frammentazione della naturalità e ricostruendo una geografia cancellata attraverso la riaffermazione di percorsi itineranti e narrativi. Il consumo dei suoli agricoli, i repentini climate change contribuiscono all’alterazione dell’ecosistema naturale delle Gravine causando una perdita di naturalità e di biodiversità dello stesso, al quale si aggiunge una drastica diminuzione delle aree boschive a favore di forme intensive di agricoltura produttiva determinando al contempo fenomeni di ruscellamento e di inondazione superficiale a valle. La creazione di condizioni ottimali e di buone pratiche della gestione del paesaggio determina un aumento della naturalità diffusa e un accrescimento in termini di biodiversità utile a rafforzare il legame tra natura e uomo e a salvaguardare la normale chiusura dei cicli biogeochimici vitali (carbonio, acqua, azoto, ecc.) La necessità di un’attenta programmazione rivolta alle politiche urbane incentrate sui temi della valorizzazione, della tutela e dello sviluppo socio economico del patrimonio locale, costituiscono per il case study un’opportunità da cogliere per approntare forme durevoli e certezze economiche nella programmazione turistica. Occorre una visione sociale di paesaggio indispensabile per programmare azioni rivolte alla valorizzazione dell’identità dei luoghi, alla salvaguardia delle risorse autogene e allo sviluppo di un territorio ricordato, come la provincia di Taranto, per dannazioni ambientali inflitte da politiche incentrate sulla monocultura dell’acciaio. (D’Onghia V., 2018). Il progetto di territorio complessivo proposto dall’innovazione culturale dal PPTR della Puglia prospetta l’attuazione di una rete multilivello capace di integrarsi in maniera ecocompatibile alla Rete Ecologica attraverso una lenta fruizione e valorizzazione dei paesaggi considerando ogni singolo potenziamento della modalità di spostamento lenta. La sfida da intraprendere per la creazione e l’avvio di nuovi paradigmi alternativi di connessione tra reti pur ambiziosa si lega alle logiche di coordinamento di decisioni e visioni comuni dei diversi attori promotori di iniziative di sviluppo ecologicamente orientato. La programmazione e la gestione del governo del territorio diventano necessarie per perseguire un modello di accrescimento territoriale orientato verso il miglioramento della qualità di vita delle comunità, che rivendicano da tempo un turismo sostenibile nel pieno rispetto della valorizzazione degli habitat rupestri, delle tradizioni locali e delle risorse autogene.

Rete ecologica e terra delle gravine / D'Onghia, Vito. - STAMPA. - (2020), pp. 58-59.

Rete ecologica e terra delle gravine

Vito D'Onghia
2020-01-01

Abstract

La netta convivenza tra solchi erosivi e centri urbani viene sancita dall’esistenza spazio-funzionale che interpreta l’unicità del paesaggio pugliese, in particolare nel case study del versante ionico occidentale, innescando una dimensione dialettica dalla Landscape Ecology. Le funzioni di Connessione (fisica) e Connettività (ecologica) sottendono le visioni della teoria delle Reti Ecologiche che sono entrate prepotentemente negli ultimi vent’anni all’interno delle discipline della pianificazione urbana e territoriale di tanti Piani Paesaggistici (secondo i dettami del Codice Urbani DLgs n.42/2004) non senza fraintendimenti e taluni determinismi. (D’Onghia V., Milella S., Pietrantonio P., 2018) La riforma culturale affrontata dal vigente Piano Paesaggistico Territoriale della Puglia (PPTR), adeguato al Codice dei Beni Culturali e del paesaggio affronta il tema ecologico in una dimensione paesistica pro-attiva, ricercando qualità e benessere nelle politiche di gestione del territorio. La pianificazione paesaggistica regionale oltre a descrivere un vasto Quadro di Conoscenze definito “Atlante del Patrimonio”, individua visioni strategiche per la valorizzazione e la riscoperta del territorio, elevando attraverso la Rete Ecologica Regionale, la qualità e la naturalità delle aree protette, della biodiversità, della flora e della fauna. La Rete Ecologica Regionale esaltata attraverso elaborati grafici riguardanti, la Rete della Biodiversità e lo Schema Direttore della Rete Polivalente, riproduce un valore di identità e di progetto di paesaggio. Da un lato la Rete della Biodiversità fornisce l’attuazione delle politiche e delle norme in materia di biodiversità e di conservazione della natura analizzando la distribuzione spaziale delle sensibilità ambientale rilevanti ai fini della conservazione della natura, mentre dall’altro lo Schema Direttore della Rete Polivalente, governa le relazioni ecosistemiche e gli aspetti paesaggistici, utilizzando elementi portanti della biodiversità, dando un aspetto rilevante alla qualità urbana, alla valorizzazione delle filiere agricole corte e alla connessione con i beni culturali. I complessi processi stratificati di naturalità presenti sul territorio regionale esprimono sistemi ambientali in grado di assicurare il mantenimento di numerose e significative popolazioni floro-faunistiche costituendo, il più delle volte, aree sorgenti per la nidificazione di popolazioni di specie. La salvaguardia di corridoi ecologici intesa come base di partenza per favorire una “nuova dialettica tra luoghi” nelle città vede la riconoscibilità della struttura di una rete di collegamento tra giuste relazioni funzionali nei confronti del territorio circostante. Una rete ad elevata naturalità nel territorio pugliese viene rappresentata dalla Terra delle Gravine con la Murgia del sud-est, un sistema articolato di compenetrazione dei solchi erosivi, di boschi, di macchia mediterranea, prati e pascoli, formazioni arbustive in evoluzione naturale, che determinano un patrimonio di grande rilevanza per la conservazione della biodiversità. Le Gravine, quindi, come veri e propri elementi di Connettività ecologica e di Connessione territoriale, che riscoprono un ruolo secolare avuto come penetranti del territorio interno della Puglia, pendoli costieri ad elevata naturalità in grado di connettere e mettere a sistema le risorse rurali-ambientali e storico-culturali attraverso la costituzione delle Rete Ecologica capace di definire una nuova “geografia fruitivo percettiva” del paesaggio regionale. Il patrimonio storico-culturale della Terra delle Gravine è senza dubbio uno dei più ricchi in Puglia: interi villaggi rupestri in cui la relazione eterotopica espressa dallo stratificato rapporto tra tessuto insediativo, spazio urbano e carattere geomorfologico delinea un ecomosaico eterogeneo e di complessa gestione. La descrizione del paesaggio rupestre individua una visione di connessione tra il Mar Ionio e la Murgia dei Trulli, tra la Capitale Europea della Cultura e l’Alta Murgia che non riguarda solo elementi fisici, ma l’intera trama paesaggistica definita da un patrimonio culturale racchiuso tra mare ed entroterra, tra storia e contemporaneità. La valorizzazione delle aree naturali e seminaturali all’interno della Rete Ecologica e delle aree principali vede l’incremento della valenza ecologica e il rafforzamento della connettività del sistema ambientale, contribuendo così a perseguire un obiettivo nella gestione del territorio per ridurre i frequenti processi di frammentazione del mosaico paesistico territoriale. I Corridors definiti tra le strutture ecopaesistiche dalla Landscape Ecology descrivono un equilibrato funzionamento della Rete Ecologica, garantendo la tutela della biodiversità e degli effetti positivi prodotti sugli habitat e sulle patch contermini oltre a svolgere la funzione di approvvigionamento e connessione tra ecosistemi. (Forman TT., Gordon, 1981) I corridoi ecologici multifunzionali come il case study delle Gravine, rappresentano un’ottica di integrazione di politiche di settore, ambientali, idrogeologiche, agroforestali, paesaggistiche, fruitive e turistiche per la creazione di una rete di sviluppo di servizi ecosistemici tra centri urbani, spazio rurale e matrice agricola. Un progetto di valorizzazione delle risorse ecologiche per il rilancio del territorio delle Gravine si colloca nella giusta interpretazione della cultura paesaggista, esprimendo le relazioni esistenti, l’eterogeneità e la frammentazione della naturalità e ricostruendo una geografia cancellata attraverso la riaffermazione di percorsi itineranti e narrativi. Il consumo dei suoli agricoli, i repentini climate change contribuiscono all’alterazione dell’ecosistema naturale delle Gravine causando una perdita di naturalità e di biodiversità dello stesso, al quale si aggiunge una drastica diminuzione delle aree boschive a favore di forme intensive di agricoltura produttiva determinando al contempo fenomeni di ruscellamento e di inondazione superficiale a valle. La creazione di condizioni ottimali e di buone pratiche della gestione del paesaggio determina un aumento della naturalità diffusa e un accrescimento in termini di biodiversità utile a rafforzare il legame tra natura e uomo e a salvaguardare la normale chiusura dei cicli biogeochimici vitali (carbonio, acqua, azoto, ecc.) La necessità di un’attenta programmazione rivolta alle politiche urbane incentrate sui temi della valorizzazione, della tutela e dello sviluppo socio economico del patrimonio locale, costituiscono per il case study un’opportunità da cogliere per approntare forme durevoli e certezze economiche nella programmazione turistica. Occorre una visione sociale di paesaggio indispensabile per programmare azioni rivolte alla valorizzazione dell’identità dei luoghi, alla salvaguardia delle risorse autogene e allo sviluppo di un territorio ricordato, come la provincia di Taranto, per dannazioni ambientali inflitte da politiche incentrate sulla monocultura dell’acciaio. (D’Onghia V., 2018). Il progetto di territorio complessivo proposto dall’innovazione culturale dal PPTR della Puglia prospetta l’attuazione di una rete multilivello capace di integrarsi in maniera ecocompatibile alla Rete Ecologica attraverso una lenta fruizione e valorizzazione dei paesaggi considerando ogni singolo potenziamento della modalità di spostamento lenta. La sfida da intraprendere per la creazione e l’avvio di nuovi paradigmi alternativi di connessione tra reti pur ambiziosa si lega alle logiche di coordinamento di decisioni e visioni comuni dei diversi attori promotori di iniziative di sviluppo ecologicamente orientato. La programmazione e la gestione del governo del territorio diventano necessarie per perseguire un modello di accrescimento territoriale orientato verso il miglioramento della qualità di vita delle comunità, che rivendicano da tempo un turismo sostenibile nel pieno rispetto della valorizzazione degli habitat rupestri, delle tradizioni locali e delle risorse autogene.
2020
Dalle Murge allo Jonio : territori e risorse di Puglia
978-88-9004903-3
DIELLE comunicazione
Rete ecologica e terra delle gravine / D'Onghia, Vito. - STAMPA. - (2020), pp. 58-59.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11589/214304
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