Il contributo propone una breve analisi dell’uso della fotografia archeologica fatto dagli italiani in Albania nella prima metà del Novecento. I viaggi esplorativi di Ugolini nei primi anni Venti e l’apertura delle missioni archeologiche a Phoinike e a Butrinto offrono l’occasione per realizzare campagne fotografiche finalizzate a documentare quanto si conservava del patrimonio archeologico e monumentale delle terre schipetare e ad illustrare l’impegno degli archeologi italiani nel portare alla luce gli antichi resti; nelle fotografie prodotte si uniscono rigore scientifico e intenti propagandistici. L’occupazione italiana dell’Albania, l’istituzione della Presidenza del Consiglio d’Albania per la Stampa, la Propaganda e il Turismo e degli enti ad essa collegati forniscono un nuovo impulso alla fotografia archeologica, realizzata in questo caso con lo scopo di divulgare la conoscenza dei luoghi e di promuovere il turismo. La documentazione prodotta era destinata ad archivi di settore, utilizzata a corredo di pubblicazione scientifiche e divulgative, impiegata per illustrare cartoline e materiale pubblicitario; i soggetti rispondono a tutte le tipologie di riproduzione allora in uso: vedute d’insieme, spesso riprese dall’alto, singoli monumenti, reperti mobili. L’uso del medium fotografico in terra albanese si inquadra in un contesto più generale, che vede l’impiego della fotografia archeologica dalle prime esperienze effettuate già nell’Ottocento diventare fenomeno strutturato nella prima metà del Novecento.
Documentare il passato, divulgare la conoscenza. Note sulla fotografia archeologica italiana nell'Albania della prima metà del Novecento / Belli, Roberta. - In: SHÊJZAT. - ISSN 2517-9624. - STAMPA. - 6:3-4(2021), pp. 13-34.
Documentare il passato, divulgare la conoscenza. Note sulla fotografia archeologica italiana nell'Albania della prima metà del Novecento
Roberta Belli Pasqua
2021-01-01
Abstract
Il contributo propone una breve analisi dell’uso della fotografia archeologica fatto dagli italiani in Albania nella prima metà del Novecento. I viaggi esplorativi di Ugolini nei primi anni Venti e l’apertura delle missioni archeologiche a Phoinike e a Butrinto offrono l’occasione per realizzare campagne fotografiche finalizzate a documentare quanto si conservava del patrimonio archeologico e monumentale delle terre schipetare e ad illustrare l’impegno degli archeologi italiani nel portare alla luce gli antichi resti; nelle fotografie prodotte si uniscono rigore scientifico e intenti propagandistici. L’occupazione italiana dell’Albania, l’istituzione della Presidenza del Consiglio d’Albania per la Stampa, la Propaganda e il Turismo e degli enti ad essa collegati forniscono un nuovo impulso alla fotografia archeologica, realizzata in questo caso con lo scopo di divulgare la conoscenza dei luoghi e di promuovere il turismo. La documentazione prodotta era destinata ad archivi di settore, utilizzata a corredo di pubblicazione scientifiche e divulgative, impiegata per illustrare cartoline e materiale pubblicitario; i soggetti rispondono a tutte le tipologie di riproduzione allora in uso: vedute d’insieme, spesso riprese dall’alto, singoli monumenti, reperti mobili. L’uso del medium fotografico in terra albanese si inquadra in un contesto più generale, che vede l’impiego della fotografia archeologica dalle prime esperienze effettuate già nell’Ottocento diventare fenomeno strutturato nella prima metà del Novecento.File | Dimensione | Formato | |
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