Il valore estetico della città medievale. La forma stabile e lo spazio architettonico nei dipinti di Giotto, Ambrogio Lorenzetti e Albrecht Dürer

The study proposed on the Medieval city aims to understand the main principles of urban space, the reasons of shape by the new constructive connotation of its parts and the new urban system, whose figurative and semantic issues settle on painting experimentations of Giotto, Ambrogio Lorenzetti and Albrecht Dürer. Giotto and Dürer translate and go beyond the Byzantine legacy for defining a deep space, which supports the order of the Medieval city. Ambrogio Lorenzetti expresses the dichotomy between paradigmatic urban categories of the 14th century: the inner space contained by the walls versus the outer space of the countryside, the adding of the volumes and things, the expansion of the urban squares versus narrow streets, the realism of the point of view to the housing façades and to the bell towers of the sacred buildings. Giotto and Dürer show a meaning of “to see through”: the Medieval city is based on the place of the room; its articulation generates the residential type in a long and narrow block; the repetition of this cell is the backbone of urban block, becoming a basic element of the urban fabric, with the continuity of the façades which separate the public space from the private and intimate space of the vegetable gardens. The room is a scenic machine where the rituals of life are performed and the walls define a “portion” of a larger space; walls are the limits and belong to the external condition organically. Thus, the painting illustrates the clearest summary of the Medieval city experience: trying constantly to break the two-dimensionality and constituting an organic space consisting of space sequences, through a lot of visual plans, partial views and fragments, reduction and moving away, light and shadow, variations and breaks, all of it back to the idea of a higher order of common living.

Lo studio che qui si propone sulla città medievale punta a comprendere le matrici generative dello spazio urbano, le ragioni della forma nella mutata connotazione costruttiva delle sue parti e il nuovo impianto urbano, il cui palinsesto figurativo e semantico si sedimenta nelle sperimentazioni pittoriche di Giotto, Ambrogio Lorenzetti e Albrecht Dürer. Giotto e Dürer interpretano e superano l’eredità bizantina e tendono alla definizione di uno spazio profondo che innerva l’ordine della città medievale. Ambrogio Lorenzetti esprime la dicotomia tra le categorie paradigmatiche della città del Trecento: l’interno circoscritto dalle mura rispetto all’esterno della campagna, l’incastellamento dei volumi e dei corpi, la dilatazione delle piazze e la compressione delle strade, il realismo degli sguardi sulle facciate delle case e sui campanili degli edifici religiosi. Giotto e Dürer offrono il senso del “vedere attraverso”: la stanza è il luogo fondativo della città medievale; la sua articolazione innesca la costituzione del tipo abitativo su lotto stretto e lungo; questa cellula iterata rappresenta l’ossatura dell’isola urbana e si pone come elemento base del tessuto della città, con i prospetti continui che dividono lo spazio pubblico e civile da quello privato e intimo degli orti a coltivo. La stanza è una macchina scenica in cui si compiono i rituali della vita e le cui pareti definiscono una “porzione” di uno spazio più vasto; esse sono la soglia rispetto ad un esterno a cui unitariamente appartengono. Così la pittura esprime la sintesi più chiara dell’esperienza della città medievale: il costante tentativo di rompere la bidimensionalità e costituire uno spazio organico composto da sequenze di spazi, attraverso una successione di piani di visuale, di scorci e frammenti parziali, di accorciamenti e distanze, di luce e ombra, oscillazioni e pause, tutti ricondotti all’idea di un ordine più alto del vivere comunitario.