Il gruppo di ricerca sull'Antico del DICAR conduce dal 2010 una sperimentazione sul tema dell'anastilosi, in risposta ai danni prodotti dall'uso del cemento armato negli interventi del Novecento. La ricerca si è, infatti, principalmente focalizzata sui materiali da impiegare per l'integrazione lapidea e sugli innesti di fissaggio, tali da garantirne i requisiti estetici e funzionali richiesti. Il costante supporto di imprese pugliesi attive nel settore manifatturiero-lapideo in tutte le fasi della sperimentazione ha permesso di testare e verificare la sostenibilità delle integrazioni, grazie all'impiego di sistemi digitali e macchine a controllo numerico (laser 3D,CAD/CAM,CNC AM), validando, successivamente, l'impiego di materiali biocompatibili, come leghe non ferrose a base di titanio, c.d. "a memoria di forma" che, opportunamente trattate, si rivelano promettenti nella progettazione di dispositivi reversibili e compatibili con i materiali antichi. La sperimentazione condotta su alcuni frammenti provenienti dal sito di Egnazia, dai primi risultati forniti che ci proponiamo di condividere in questa sede, suggerisce una metodologia in grado di favorire interventi conservativi, potenzialmente valevoli per monumenti di simile litotipo e tecnica costruttiva.
Tecnologie e materiali innovativi nel Restauro archeologico. L'anastilosi della piazza porticata di Egnazia / Santoro, Valentina. - ELETTRONICO. - Il patrimonio culturale pugliese. Ricerche, applicazioni e best practices:(2023). (Intervento presentato al convegno Il congresso Beni Culturali in Puglia. Il patrimonio culturale pugliese. Ricerche, applicazioni e best pratices tenutosi a Bari nel 28-30 settembre 2022).
Tecnologie e materiali innovativi nel Restauro archeologico. L'anastilosi della piazza porticata di Egnazia
Valentina Santoro
2023-01-01
Abstract
Il gruppo di ricerca sull'Antico del DICAR conduce dal 2010 una sperimentazione sul tema dell'anastilosi, in risposta ai danni prodotti dall'uso del cemento armato negli interventi del Novecento. La ricerca si è, infatti, principalmente focalizzata sui materiali da impiegare per l'integrazione lapidea e sugli innesti di fissaggio, tali da garantirne i requisiti estetici e funzionali richiesti. Il costante supporto di imprese pugliesi attive nel settore manifatturiero-lapideo in tutte le fasi della sperimentazione ha permesso di testare e verificare la sostenibilità delle integrazioni, grazie all'impiego di sistemi digitali e macchine a controllo numerico (laser 3D,CAD/CAM,CNC AM), validando, successivamente, l'impiego di materiali biocompatibili, come leghe non ferrose a base di titanio, c.d. "a memoria di forma" che, opportunamente trattate, si rivelano promettenti nella progettazione di dispositivi reversibili e compatibili con i materiali antichi. La sperimentazione condotta su alcuni frammenti provenienti dal sito di Egnazia, dai primi risultati forniti che ci proponiamo di condividere in questa sede, suggerisce una metodologia in grado di favorire interventi conservativi, potenzialmente valevoli per monumenti di simile litotipo e tecnica costruttiva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.