“La grandezza di una filosofia si misura sulla base dello scarto che riesce a produrre per aprire e riconfigurare il campo del pensabile; ovvero per dispiegare, smarcandosi dal pensiero istituito, altre risorse che non sono state esplorate o coltivate in quello stesso pensiero” . In qualità di architetto interessato alla pratica del progetto urbano, l'intervista con il filosofo francese Francois jullien è orientata a riflettere sullo stato della città contemporanea. Un territorio di ricerca oggi troppo spesso concepito alla stregua di un “teatro” dove esibire il raro, il prodigioso, lo straordinario. Sia perché stimolati dalle sfide imposte da un nuovo modello di architettura cosiddetta “performativa” (dal punto di vista, sociale, economico, energetico). Ma soprattutto perché probabilmente disinteressati a ricercare il “senso” della forma urbana o la “ragione” di un edificio cogliendo ciò che della città (o del territorio) risulta essere “inaudito” e appartenente alla sfera dell’ordinario.
Termini urbani. Conversazioni con Nicola Emery, Maurizio Ferraris, François Jullien = Urban terms. Conversations with Nicola Emery, Maurizio Ferraris, François Jullien / Ieva, Matteo; Strappa, Giuseppe; Scardigno, Nicola. - In: U+D URBANFORM AND DESIGN. - ISSN 2612-3754. - STAMPA. - 17/18:(2022), pp. 14-23.
Termini urbani. Conversazioni con Nicola Emery, Maurizio Ferraris, François Jullien = Urban terms. Conversations with Nicola Emery, Maurizio Ferraris, François Jullien
Matteo Ieva;Nicola Scardigno
2022-01-01
Abstract
“La grandezza di una filosofia si misura sulla base dello scarto che riesce a produrre per aprire e riconfigurare il campo del pensabile; ovvero per dispiegare, smarcandosi dal pensiero istituito, altre risorse che non sono state esplorate o coltivate in quello stesso pensiero” . In qualità di architetto interessato alla pratica del progetto urbano, l'intervista con il filosofo francese Francois jullien è orientata a riflettere sullo stato della città contemporanea. Un territorio di ricerca oggi troppo spesso concepito alla stregua di un “teatro” dove esibire il raro, il prodigioso, lo straordinario. Sia perché stimolati dalle sfide imposte da un nuovo modello di architettura cosiddetta “performativa” (dal punto di vista, sociale, economico, energetico). Ma soprattutto perché probabilmente disinteressati a ricercare il “senso” della forma urbana o la “ragione” di un edificio cogliendo ciò che della città (o del territorio) risulta essere “inaudito” e appartenente alla sfera dell’ordinario.File | Dimensione | Formato | |
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