Ordini molteplici della costruzione nell'architettura di Peter Märkli

The investigation presented here aims to clarify the essential questions on which the work of the Swiss architect Peter Märkli reflects in the context of the relationship between Architecture and Construction. The constitutive characters of the modus operandi of this author so singular in the contemporary architectural panorama are form and expression. It is substantially from the mutual contrast between these two terms during the design process that Märkli invents his own works, distancing himself from any preconceived or ideological way of conceiving them. A posture always open to constant dialogue with the practices of art and with the history of architectural forms, from which an overall creative eclecticism emerges that is difficult to classify and interpret, which manifests itself in the adoption of languages ​​that range from the evocation of classical language to pure abstraction. The work as a whole is a fundamental critical contribution and an extremely radical position in the contemporary architectural debate, bringing this author closer to his chosen masters: Le Corbusier, Sigurd Lewerentz, but above all Mies van der Rohe. Similarly to the reflection matured by the German master, Märkli states that architecture is an ancient language that has its own grammar, claiming its being primarily Baukunst, that is, the art of building.

L’indagine che qui si presenta ha la finalità di esplicitare le domande essenziali su cui l’opera dell’architetto svizzero Peter Märkli riflette nell’ambito del rapporto tra Architettura e Costru- zione. I caratteri costitutivi del modus operandi di questo autore così singolare nel panorama architettonico contemporaneo sono forma ed espressione. È sostanzialmente dal reciproco contrasto tra questi due termini durante il processo progettuale che Märkli inventa le proprie opere, distanziandosi da ogni modalità preconcetta o ideologica di concepirle. Una postura sempre aperta al costante dialogo con le pratiche dell’arte e con la storia delle forme dell’architettura, dalla quale risulta complessivamente un eclettismo creativo di difficile inquadramento ed interpretazione che si manifesta nell’adozione di linguaggi che spaziano dall’evocazione del linguaggio classico alla pura astrazione. L’opera nel suo complesso è un contributo critico fondamentale ed una posizione estremamente radicale nel dibattito architettonico contemporaneo, avvicinando questo autore ai suoi maestri d’elezione: Le Corbusier, Sigurd Lewerentz, ma soprattutto Mies van der Rohe. Analogamente alla riflessione maturata dal maestro tedesco, Märkli afferma che l’architettura è un antico linguaggio che ha una sua grammatica, rivendicando il suo essere primariamente Baukunst, e cioè, arte del costruire.