Il tema del rapporto tra città e natura, tra morfologia urbana e identità dei luoghi nella omogenea e allo stesso tempo multiforme realtà del paesaggio europeo, e specialmente italiano, è una questione ancora viva per la disciplina del progetto di architettura che ha stimolato il dibattito per tutto il secondo novecento; questo dibattito ci ha lasciato una forte testimonianza di come può esprimersi il rapporto tra forme del territorio e forme della città che costruiscono il paesaggio mediterraneo. La città del contemporaneo al contrario si mostra indifferente rispetto al territorio che la accoglie; il vuoto naturale pensato dal Movimento Moderno come contesto dell’edificazione urbana si è tradotto nello junk space (Koolhaas, 2006) in cui galleggiano gli edifici costruiti ai margini della città consolidata che non riconosce più il suo limite fisico. Il rapporto tra le forme della geografia fisica (le forme della Terra) e le forme insediative, il rapporto tra spazi “compressi” della città compatta e quelli e dilatati di natura, il ruolo sintattico dei vuoti di natura nella struttura della città in continua estensione, sono alcuni dei temi che si impongono all’attenzione della cultura del progetto. Nel corso del Novecento, in Italia, la ricerca sul progetto urbano si è confrontata ripetutamente con l’obiettivo di definire quei principi insediativi che avrebbero dovuto governare l’espandersi della città in un rinnovato rapporto con la forma del sostrato fisico che la ospita; così questa trattazione vuole provare, attraverso una riflessione sul valore generativo delle forme della terra a rileggere in chiave interpretativa una serie di progetti del secondo novecento che hanno riflettuto sulla condizione necessaria di racchiudere il territorio dello Stretto di Messina dentro un unico grande disegno dove l’estensione della città corrisponde all’unità geografica alla quale appartiene. In questo quadro di riferimento sicuramente una delle esperienze più significative è quella di Giuseppe e Alberto Samonà che - a partire dall’occasione propiziatasi con il concorso per il piano regolatore generale della città di Messina, insieme al Gruppo Urbanistici Siciliani - furono gli artefici di un Laboratorio disciplinare sull’urbanistica, di sperimentazione progettuale e di ricerca, ma anche di elaborazione di proposte professionali che vedono il territorio gravitante attorno allo Stretto di Messina come luogo privilegiato di indagine; sperimentazioni che arriveranno all’apice della loro maturazione nel 1969 dove il tema della progettazione architettonica dello Stretto viene proposto quale tema di ricerca da Alberto Samonà nella scuola di architettura di Palermo e precipitato negli esiti del concorso di Idee per un collegamento stabile tra la Sicilia e il continente dove i Samonà, dopo quasi dieci anni di studi, piani e progetti, non si limitarono a dare una risposta di carattere tecnico al problema dell’attraversamento, ma piuttosto colsero l’occasione per declinare attraverso il disegno della Metropoli dello Stretto i principi per una città territorio estesa alla scala geografica – dai tratti utopici e radicali – capace di dare risposta ai problemi che suggeriva l’area su cui insistono le città di Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria inserendo queste ultime in una visione metropolitana. A questo progetto si è guardato dal punto di vista morfologico, ovvero considerandone forma e significato, volendo focalizzare l’attenzione sui suoi principi costitutivi e sulla possibile trasmissibilità di questi ultimi nel campo della disciplina del progetto urbano più tosto che sulle contingenze che l’hanno determinato. La ricerca, che intende inserirsi nel campo di studi della morfologia urbana e dello studio dei fenomeni della città, si prefigge l’obiettivo di delineare una alternativa possibile al modo di farsi della città del nostro tempo, la quale tende a riproporre le sue forme in maniera indifferentemente continua assecondando la sua pervasiva internità o la sua indifferenziata esternità diffusa. In altri termini, la ricerca intende proporre, attraverso lo studio dei progetti per il territorio dello stretto, “altri modi” rispetto a queste tendenze per governare il futuro sviluppo delle nostre città, sia in riferimento ai valori storico-morfologici dei tessuti consolidati, capaci di definire una relazione tra il “costruito” e il “vuoto di natura” che compendi e realizzi la discontinuità selezionata dell’edificato insieme alla finitezza delle parti urbane. La ricerca mira ad implementare, attraverso la rilettura di alcuni modi di costruire la forma della città geografica, il livello di conoscenza dello stato dell’arte inerente al tema oggetto dello studio, ovvero nuovi modelli insediativi per la forma urbana contemporanea, attraverso le sperimentazioni condotte da Giuseppe e Alberto Samonà per il territorio dello stretto negli anni Sessanta del secolo scorso. In sintesi, la riflessione, e i possibili avanzamenti nel campo disciplinare degli studi urbani, riguarderanno la descrizione di alcune modalità della forma, e quindi della sua traduzione in spazio della città Geografica, di configurarsi in nuovi modi di abitare i nostri territori prefigurando possibilità nuove per il futuro sviluppo urbano delle nostre città. L’oggetto dello studio, quindi, diventa la possibile risposta disciplinare della cultura del progetto alla crisi, ancora attuale, della città contemporanea provando a rintracciare una possibile soluzione nelle pieghe della riflessione operata da Giuseppe e Alberto Samonà sul territorio dello Stretto intendendo come paradigmatica questa esperienza rispetto al campo di studi nel quale la ricerca intende collocarsi. Dall’osservazione, dunque dall’analisi del tema, si approda al caso studio e alla rilettura in chiave interpretativa di quest’ultimo attraverso un’operazione di “smontaggio” delle forme insediative e delle forme naturali assunte come radice di senso e fattore generativo per le forme del costruito. Il progetto è inserito quindi prima in un quadro teorico e poi di esperienze progettuali che concorrono alla definizione dell’idea di città geografica ad esso sottesa. Il fine di questa operazione di smontaggio e categorizzazione delle forme è quello di rintracciare una certa corrispondenza tra il territorio dello stretto e i principi e le tecniche compositive assunte da Giuseppe e Alberto Samonà per la definizione del loro progetto di città geografica. I disegni analitici e le modellizzazioni in questo senso hanno il compito di rendere riconoscibili i principi di ordine, i rapporti tra le cose, tra gli elementi, le parti e l’insieme ma essi hanno anche il compito di mettere in luce le qualità espressive delle forme, i contenuti plastici del progetto in stretta relazione con le forme della terra con cui si confronta. La ricerca si articola dunque in tre Parti: - “Una teoria per la città”; - “La Metropoli dello stretto: un modello di città Geografica” e “Dentro la metropoli dello stretto; - “Nuovi modi di abitare la città contemporanea” . - La prima Parte di questo lavoro si propone di offrire un contesto entro il quale si sviluppa e prende forma il lavoro portato avanti da Giuseppe e Alberto Samonà; l’obiettivo della prima parte è quindi quello di delineare il contesto teorico entro cui tale riflessione si muove fino ad arrivare a un confronto tra alcuni progetti che hanno assunto la dimensione geografica dello Stretto di Messina quale dimensione problematica di intervento. Con questo obiettivo è stata abbozzata una descrizione dello stato del dibattito architettonico in Italia intorno agli anni Sessanta e lo scenario entro cui si sviluppò l’interesse per il territorio dello stretto, al centro del dibattito non solo architettonico ma anche della cultura geografica ed economica fino a giungere al concorso di idee per un collegamento stabile tra la Sicilia e il continente del 1969 i suoi esiti. - La parte centrale della trattazione ha come obiettivo quello di “scomporre” il progetto per una Metropoli dello Stretto proposto dai Samonà al fine di enucleare da questa scomposizione dei principi insediativi di carattere generale capaci di figurare il modo in cui può esprimersi il rapporto tra forme del costruito e forme geografiche. - L’ultima parte del lavoro prova dunque ad astrarre tali principi per riconoscerne i valori di generalità al fine di offrire un contributo alla disciplina del progetto urbano e dei possibili nuovi modi di governare il futuro sviluppo delle nostre città.

Per una idea di città geografica. La metropoli futura dello Stretto di Giuseppe e Alberto Samonà / La Vitola, Nicola. - ELETTRONICO. - (2023). [10.60576/poliba/iris/la-vitola-nicola_phd2023]

Per una idea di città geografica. La metropoli futura dello Stretto di Giuseppe e Alberto Samonà

La Vitola, Nicola
2023-01-01

Abstract

Il tema del rapporto tra città e natura, tra morfologia urbana e identità dei luoghi nella omogenea e allo stesso tempo multiforme realtà del paesaggio europeo, e specialmente italiano, è una questione ancora viva per la disciplina del progetto di architettura che ha stimolato il dibattito per tutto il secondo novecento; questo dibattito ci ha lasciato una forte testimonianza di come può esprimersi il rapporto tra forme del territorio e forme della città che costruiscono il paesaggio mediterraneo. La città del contemporaneo al contrario si mostra indifferente rispetto al territorio che la accoglie; il vuoto naturale pensato dal Movimento Moderno come contesto dell’edificazione urbana si è tradotto nello junk space (Koolhaas, 2006) in cui galleggiano gli edifici costruiti ai margini della città consolidata che non riconosce più il suo limite fisico. Il rapporto tra le forme della geografia fisica (le forme della Terra) e le forme insediative, il rapporto tra spazi “compressi” della città compatta e quelli e dilatati di natura, il ruolo sintattico dei vuoti di natura nella struttura della città in continua estensione, sono alcuni dei temi che si impongono all’attenzione della cultura del progetto. Nel corso del Novecento, in Italia, la ricerca sul progetto urbano si è confrontata ripetutamente con l’obiettivo di definire quei principi insediativi che avrebbero dovuto governare l’espandersi della città in un rinnovato rapporto con la forma del sostrato fisico che la ospita; così questa trattazione vuole provare, attraverso una riflessione sul valore generativo delle forme della terra a rileggere in chiave interpretativa una serie di progetti del secondo novecento che hanno riflettuto sulla condizione necessaria di racchiudere il territorio dello Stretto di Messina dentro un unico grande disegno dove l’estensione della città corrisponde all’unità geografica alla quale appartiene. In questo quadro di riferimento sicuramente una delle esperienze più significative è quella di Giuseppe e Alberto Samonà che - a partire dall’occasione propiziatasi con il concorso per il piano regolatore generale della città di Messina, insieme al Gruppo Urbanistici Siciliani - furono gli artefici di un Laboratorio disciplinare sull’urbanistica, di sperimentazione progettuale e di ricerca, ma anche di elaborazione di proposte professionali che vedono il territorio gravitante attorno allo Stretto di Messina come luogo privilegiato di indagine; sperimentazioni che arriveranno all’apice della loro maturazione nel 1969 dove il tema della progettazione architettonica dello Stretto viene proposto quale tema di ricerca da Alberto Samonà nella scuola di architettura di Palermo e precipitato negli esiti del concorso di Idee per un collegamento stabile tra la Sicilia e il continente dove i Samonà, dopo quasi dieci anni di studi, piani e progetti, non si limitarono a dare una risposta di carattere tecnico al problema dell’attraversamento, ma piuttosto colsero l’occasione per declinare attraverso il disegno della Metropoli dello Stretto i principi per una città territorio estesa alla scala geografica – dai tratti utopici e radicali – capace di dare risposta ai problemi che suggeriva l’area su cui insistono le città di Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria inserendo queste ultime in una visione metropolitana. A questo progetto si è guardato dal punto di vista morfologico, ovvero considerandone forma e significato, volendo focalizzare l’attenzione sui suoi principi costitutivi e sulla possibile trasmissibilità di questi ultimi nel campo della disciplina del progetto urbano più tosto che sulle contingenze che l’hanno determinato. La ricerca, che intende inserirsi nel campo di studi della morfologia urbana e dello studio dei fenomeni della città, si prefigge l’obiettivo di delineare una alternativa possibile al modo di farsi della città del nostro tempo, la quale tende a riproporre le sue forme in maniera indifferentemente continua assecondando la sua pervasiva internità o la sua indifferenziata esternità diffusa. In altri termini, la ricerca intende proporre, attraverso lo studio dei progetti per il territorio dello stretto, “altri modi” rispetto a queste tendenze per governare il futuro sviluppo delle nostre città, sia in riferimento ai valori storico-morfologici dei tessuti consolidati, capaci di definire una relazione tra il “costruito” e il “vuoto di natura” che compendi e realizzi la discontinuità selezionata dell’edificato insieme alla finitezza delle parti urbane. La ricerca mira ad implementare, attraverso la rilettura di alcuni modi di costruire la forma della città geografica, il livello di conoscenza dello stato dell’arte inerente al tema oggetto dello studio, ovvero nuovi modelli insediativi per la forma urbana contemporanea, attraverso le sperimentazioni condotte da Giuseppe e Alberto Samonà per il territorio dello stretto negli anni Sessanta del secolo scorso. In sintesi, la riflessione, e i possibili avanzamenti nel campo disciplinare degli studi urbani, riguarderanno la descrizione di alcune modalità della forma, e quindi della sua traduzione in spazio della città Geografica, di configurarsi in nuovi modi di abitare i nostri territori prefigurando possibilità nuove per il futuro sviluppo urbano delle nostre città. L’oggetto dello studio, quindi, diventa la possibile risposta disciplinare della cultura del progetto alla crisi, ancora attuale, della città contemporanea provando a rintracciare una possibile soluzione nelle pieghe della riflessione operata da Giuseppe e Alberto Samonà sul territorio dello Stretto intendendo come paradigmatica questa esperienza rispetto al campo di studi nel quale la ricerca intende collocarsi. Dall’osservazione, dunque dall’analisi del tema, si approda al caso studio e alla rilettura in chiave interpretativa di quest’ultimo attraverso un’operazione di “smontaggio” delle forme insediative e delle forme naturali assunte come radice di senso e fattore generativo per le forme del costruito. Il progetto è inserito quindi prima in un quadro teorico e poi di esperienze progettuali che concorrono alla definizione dell’idea di città geografica ad esso sottesa. Il fine di questa operazione di smontaggio e categorizzazione delle forme è quello di rintracciare una certa corrispondenza tra il territorio dello stretto e i principi e le tecniche compositive assunte da Giuseppe e Alberto Samonà per la definizione del loro progetto di città geografica. I disegni analitici e le modellizzazioni in questo senso hanno il compito di rendere riconoscibili i principi di ordine, i rapporti tra le cose, tra gli elementi, le parti e l’insieme ma essi hanno anche il compito di mettere in luce le qualità espressive delle forme, i contenuti plastici del progetto in stretta relazione con le forme della terra con cui si confronta. La ricerca si articola dunque in tre Parti: - “Una teoria per la città”; - “La Metropoli dello stretto: un modello di città Geografica” e “Dentro la metropoli dello stretto; - “Nuovi modi di abitare la città contemporanea” . - La prima Parte di questo lavoro si propone di offrire un contesto entro il quale si sviluppa e prende forma il lavoro portato avanti da Giuseppe e Alberto Samonà; l’obiettivo della prima parte è quindi quello di delineare il contesto teorico entro cui tale riflessione si muove fino ad arrivare a un confronto tra alcuni progetti che hanno assunto la dimensione geografica dello Stretto di Messina quale dimensione problematica di intervento. Con questo obiettivo è stata abbozzata una descrizione dello stato del dibattito architettonico in Italia intorno agli anni Sessanta e lo scenario entro cui si sviluppò l’interesse per il territorio dello stretto, al centro del dibattito non solo architettonico ma anche della cultura geografica ed economica fino a giungere al concorso di idee per un collegamento stabile tra la Sicilia e il continente del 1969 i suoi esiti. - La parte centrale della trattazione ha come obiettivo quello di “scomporre” il progetto per una Metropoli dello Stretto proposto dai Samonà al fine di enucleare da questa scomposizione dei principi insediativi di carattere generale capaci di figurare il modo in cui può esprimersi il rapporto tra forme del costruito e forme geografiche. - L’ultima parte del lavoro prova dunque ad astrarre tali principi per riconoscerne i valori di generalità al fine di offrire un contributo alla disciplina del progetto urbano e dei possibili nuovi modi di governare il futuro sviluppo delle nostre città.
2023
Stretto di Messina; forme della terra; forma urbana; Giuseppe Samonà; Alberto Samonà; metropoli futura dello Stretto
Per una idea di città geografica. La metropoli futura dello Stretto di Giuseppe e Alberto Samonà / La Vitola, Nicola. - ELETTRONICO. - (2023). [10.60576/poliba/iris/la-vitola-nicola_phd2023]
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11589/256100
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